“Bene la sentenza della Cassazione in tema di elezioni dei Consigli degli ordini circondariali forensi, che restituendo la giusta e corretta interpretazione delle norme delle leggi n. 247 del 2012 e n. 113 del 2017, statuisce il divieto del doppio mandato anche per coloro che lo avevano svolto, anche parzialmente, prima dell’entrata in vigore della legge stessa. Si tratta di un importante passo verso una rappresentanza effettivamente democratica e rispondente alle dinamiche del territorio, che fa venire meno quei ‘centri di potere’ che pervicacemente continuavano a sussistere in seno alle istituzioni forensi. È grave che i giudici di legittimità debbano evidenziare ancora una volta agli avvocati un principio basilare di legalità e democrazia per evitare <<una cristallizzazione di posizioni di potere nella gestione delle compagini rappresentative a causa della protrazione del loro espletamento ad opera delle stesse persone: protrazione che è, a sua volta, fomite o incentivo di bene prevedibili tendenze all’autoconservazione a rischio di prevalenza o negativa influenza su correttezza ed imparzialità delle ‘espletamento delle funzioni di rappresentanza>>”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini, a commento della sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite pubblicata oggi con il n. 32781, cassando una pronuncia del Consiglio Nazionale Forense.
“Ancora una volta, poi – continua Pansini – risulta sconfessato l’operato del Consiglio Nazionale Forense nella sua veste di giudice che decide sui ricorsi che riguardano le elezioni presso gli ordini che poi eleggono i suoi componenti. È un sistema in piena crisi di credibilità e legittimità, quello della rappresentanza istituzionale dell’avvocatura, iniziato anni fa con l’impugnazione da parte di ANF del decreto ministeriale sulle regole per l’elezione dei componenti dei consigli degli ordini circondariali, poi sfociata nella nuova legge n. 113 dell’anno scorso, e che trova oggi l’ennesima bocciatura nell’ennesima pronuncia della corte di legittimità. È sancito il fallimento della legge professionale del 2012 e oggi è giusto verificare se la pronuncia abbia effetto anche rispetto all’elezione in corso dei componenti del Consiglio Nazionale Forense che, danno alla beffa, dovrà dare applicazione alla sentenza dei giudici di piazza Cavour”.
“La reiterata rielezione è un risultato da scongiurare a garanzia di un’incrementata rappresentatività dell’organo basata sul preminente valore dell’avvicendamento e del ricambio nelle cariche rappresentative. Questa sentenza, che giunge a fine 2018, dovrebbe far ben sperare per il 2019, per un inizio di un nuovo quadriennio di rappresentanza ordinistica, con il quale gli avvocati italiani far valere il proprio diritto ad avere rappresentanze rinnovate, nel rispetto di principi consolidati di democrazia e pluralismo. In realtà, si preannuncia una stagione di ricorsi in tutta Italia che l’Avvocatura proprio non si merita” – conclude Pansini.