“L’ordinanza della Corte di Appello di Roma del 20 maggio scorso, che ha dichiarato inammissibile il ricorso degli otto consiglieri del CNF volto ad ottenere la sospensione dell’esecuzione della sentenza con cui il Tribunale di Roma, il 25 settembre 2020, li ha dichiarati ineleggibili, non cambia nulla. Una dichiarazione di ineleggibilità contenuta in una sentenza esiste, lo svilimento dell’Avvocatura per il mancato rispetto del limite del doppio mandato non accenna a diminuire, si susseguono le pronunce della Corte di Cassazione di cui il Consiglio Nazionale Forense deve prendere atto. Fermo ed impregiudicato il diritto di difesa, v’è da chiedersi se non sia il caso di dare risalto e prevalenza al valore e al senso delle istituzioni e all’opportunità di un comportamento e di un gesto responsabili che, senza eccezioni, contribuiscano a mettere la parola fine al corto circuito che sta travolgendo le istituzioni forensi nazionali e locali e che, in caso contrario, è destinato a protrarsi ancora per molto tempo.
Lo dichiara il Segretario Generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini.
“Il 23 e 24 luglio – continua Pansini – a Roma, al suo congresso straordinario, l’Avvocatura, delegittimata nei suoi organi istituzionali, si appresta a parlare di riforma della giustizia; occorre, invece, giungere all’appuntamento spazzando via ogni incertezza, ogni interesse personalistico e ogni degenerazione del carrierismo politico forense: occorre affrontare l’argomento una volta per tutte, senza timori e senza eccezioni. Non è credibile chi indica – come priorità assoluta per gli avvocati – la riforma dell’ordinamento giudiziario e poi gira la testa dall’altra parte quando i problemi di governance e autogoverno riguardano l’Avvocatura”.
“Di certo, oggi è difficile sostenere che l’avvocatura istituzionale stia rendendo un buon servizio alla comunità degli avvocati e più che mai opportuno è che anche il Ministero della Giustizia faccia sentire la sua voce” – conclude Pansini.