“Prendiamo atto che la vicenda che ha visto coinvolto il ministro Cancellieri dopo le rivelazioni della telefonata in cui esprimeva accorata solidarietà alla famiglia dell’imprenditore Ligresti e si attivava presso il Dap in favore della figlia si è al momento normalizzata, almeno fino alla votazione su una mozione di sfiducia.
Cio’ non toglie che larghissima parte della pubblica opinione, e con essa l’avvocatura, si sarebbero aspettati un passo indietro, e che dunque ora il ministro ha perso parte dell’autorevolezza che il suo ruolo richiede”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano.
“L’aspetto più grave della vicenda Cancellieri – aggiunge Perifano – è di essersi dimostrata organica al peggior modo dell’agire politico.
La richiesta di dimissioni ha una valenza politica e minimizzare l’episodio vuol dire scambiare la causa, la realtà dell’accondiscendenza amicale, con l’effetto, ovvero il sottoporsi al sospetto di un do ut des.
Si oscura poi il vero punto: un sistema di relazioni politiche che non si fonda sul confronto con gli operatori, ma sull’intervento sollecitato per amicizia, consorteria o altro , significa non affrontare il problema delle carceri, ma quello del singolo carcerato, con buona pace di quelli che non possono contare su santi in paradiso.
D’ora in poi il ministro Cancellieri non potra’ pensare di svolgere il suo incarico come se nulla fosse, perché l’autorevolezza nei confronti dei vari operatori del settore della giustizia non si recupera con una fiducia parlamentare data sulla scorta del sillogismo Ruby come Ligresti”.
“Ci auguriamo – conclude Perifano – un supplemento di riflessione del premier Letta, nell’interesse della giustizia e del sistema carcerario italiano”.