“Sono incomprensibili le proteste di chi ritiene che vi siano pericoli per i cittadini, e addirittura per l’intero sistema paese esposto a massicce infiltrazioni criminali, se alcuni compiti appannaggio oggi dei soli notai possano essere svolti da altre categorie professionali. Le previsioni contenute nell’art. 28 del DDL concorrenza non solo sono assolutamente da condividere, ma addirittura sono timide nei contenuti”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini.
“I toni allarmisti lanciati dal notariato – continua Pansini – si scontrano con la realtà di tutti i giorni: gli avvocati da sempre autenticano le sottoscrizioni dei loro assistiti sulle procure alle liti anche in processi milionari, certificano la conformità delle copie degli atti che notificano in proprio e, di recente, anche la conformità degli atti digitali nel processo telematico. E per quanto riguarda ciò che è previsto dal Ddl liberalizzazioni gli avvocati possono autenticare le firme in calce ad atti e dichiarazioni aventi ad oggetto la cessione di beni immobili adibiti ad uso non abitativo di valore catastale non superiore a 100.000 euro, ma non quelli in cui sia prevista la costituzione o la modificazione di diritti sui medesimi beni”.
“Dunque – aggiunge Pansini – è incomprensibile perché la norma introduca restrizioni del tutto ingiustificate, ma anche perché continui ad essere avallato il sistema per il quale all’autentica delle sottoscrizioni apposte a scritture private, che rientrano integralmente nell’autonomia delle parti, possano provvedere solo alcune categorie di professionisti. Sono storture evidenti, che nell’anno 2015 non hanno più alcuna ragione oggettiva di esistere. Come i notai e i commercialisti, anche gli avvocati possono essere delegati alle operazioni di vendite giudiziali e svolgono tutta l’attività che porta alla vendita all’asta dei beni pignorati. La professionalità della classe forense è indiscussa. Occorre valorizzarla e consentirle di mettersi al servizio del Paese, contribuendo ad una più razionale suddivisione dei servizi professionali, con enormi vantaggi per i cittadini e la collettività, oltreché ad una indispensabile semplificazione delle burocrazie, alla quale si oppongono, per ovvi e comprensibili motivi, le fasce più sclerotizzate del Paese”.
“Vanno dunque ampliate e rafforzate le previsioni del DDL liberalizzazioni in materia di competenze degli avvocati, come abbiamo chiesto con un documento presentato il 16 giugno alle Commissioni competenti alla Camera, innanzitutto eliminando il valore limite di 100.000 euro e la natura dei beni ad uso non abitativo” – conclude Pansini.