“I provvedimenti introdotti nell’ordinamento con l’ultimo decreto, ora legge, sulla degiurisdizionalizzazione sono destinati ad un probabile flop ed è incomprensibile l’assenza di spirito critico, anche da parte di alcuni settori dell’avvocatura, su queste misure: lo abbiamo ribadito nell’incontro avuto oggi al Ministero della Giustizia, le misure sono assolutamente inidonee a realizzare l’effetto di ridurre l’arretrato dei processi civili e l’Avvocatura dovrebbe rivendicare autonomia di giudizio e di critica, anziché avallare scelte innanzi tutto tecnicamente inadeguate ed inefficaci. Se il Governo vuole riforme a costo zero, se ne assuma la responsabilità : è impensabile che le inefficienze del sistema e di scelte avventate ricadano sugli avvocati. Basta, abbiamo già dato troppo.”
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, al termine dell’incontro in cui l’Anf è stata rappresentata dai componenti del direttivo Pansini e Mazzella.
“Lo studio diffuso nei mesi scorsi dal Ministero della Giustizia per fotografare la situazione della Giustizia civile in Italia – continua Perifano – ci parla 139 uffici giudiziari sparsi sul territorio nazionale,con un arretrato effettivo, diverso dal pendente, di poco più di 2 milioni di giudizi. Dei 5 milioni di cause pendenti, il 47% si concentra nei primi 20 tribunali italiani e un terzo di tutte le pendenze si concentra nei primi 10, tra cui spiccano Roma, con oltre 200mila cause civili ancora da chiudere, e Napoli con oltre 175mila. Più del 70% delle pendenze civili risulta essere stato iscritto nell’ultimo triennio, mentre solo il rimanente, numericamente contenuto, ha una “giacenza” maggiore. Quello che non viene sottolineato a sufficienza, e che continuerà a incagliare il sistema , è il fatto che a fronte di una più che ottimistica previsione di smaltimento, ci saranno sempre centinaia di migliaia di cause all’anno che entrano nel sistema solo a causa del pubblico, che oggi è il vero buco nero del sistema, essendo il maggior produttore di contenzioso. E’ lì che si dovrebbe intervenire preventivamente”.
”Sarà difficilissimo convincere i cittadini, soprattutto dopo una vittoria in primo grado, a rinunciare al giudice e a sobbarcarsi, per giunta, costi ulteriori e ingiustificati, per rimettere tutto agli arbitri, pagandoli e pagando il dazio per l’accesso all’istituto. Il flop della mediazione evidentemente non ha insegnato nulla. ” – conclude Perifano.
Roma 17 dicembre 2014