“Sconcerta che un magistrato di grande esperienza come Pierluigi Davigo sia intervenuto pubblicamente in merito alla riforma della giustizia civile attaccando strumentalmente l’avvocatura, utilizzando la formula stanca della lobby potente che si nutre della proliferazione dei processi. E’ corretta l’analisi di Davigo quando afferma che nel pacchetto del Governo non c’e’ nulla che accorci i processi, come abbiamo detto fin da subito, ma e’ intollerabile che strumentalizzi questo per dire che e’ un cedimento alla lobby degli avvocati”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano, in merito all’intervento del giudice Piercamillo Davigo al Forum Ambrosetti.
“La verita’ – continua Perifano – e’ invece che il Governo ha preferito interventi soft, e non ha inteso assumersi le proprie responsabilità, perché per far funzionare la macchina della giustizia su tempi europei occorrono investimenti, sia logistici che di personale, di cui purtroppo nei testi governativi non c’è traccia. Altrettanto intollerabile e’ che, strumentalmente, si facciano le pulci ad una categoria che versa oggigiorno in difficoltà economiche, specie quanto agli avvocati più giovani, e si ignorino, sempre strumentalmente, tutte le manchevolezze degli altri operatori del processo, che pure ci sono e che tutti gli addetti ai lavori conoscono bene. Il Governo avrebbe dovuto intervenire con decisione anche su altri temi, ma è del tutto evidente che qualcuno lo ha frenato. E di certo non sono stati gli avvocati”.
“Anzichè proporre misure così blande, oggettivamente a rischio flop ( se l’obbiettivo è, come più volte dichiarato, la riduzione dell’arretrato), bene avrebbe fatto il Governo – aggiunge Perifano – a proporre sin da subito alcune delle misure già contenute nel progetto della commissione Berruti, verso le quali gli avvocati si sono espressi positivamente. Non così la magistratura, che è rimasta piuttosto fredda, forse perché le misure proposte impongono cambio di mentalità e ritmi profondamente diversi dagli attuali, con grande attenzione alla qualità delle prestazioni. Rimane comunque incomprensibile la ontologica diversità tra i provvedimenti proposti, perché è indubbio che con il DL il Governo va in una direzione, mentre con il ddl di modifica del cpc va in direzione decisamente opposta”.
“A questo punto, occorre superare le resistenze, da qualunque parte esse provengano, poiché si rischia di vanificare un buon lavoro che, ci auguriamo, non faccia la fine del progetto Vaccarella accantonato subito senza essere stato mai utilizzato. Questo significherebbe – conclude Perifano – ridurre nuovamente il dibattito sulla riforma della giustizia a vecchi schemi che non permetteranno di fare il salto di qualità necessario”.
Roma 8 settembre 2014