“Mettere mano alla Costituzione, archiviare l’obbligatorietà dell’azione penale e dare un giro di vite sulle intercettazioni: un manifesto programmatico ‘massimalista’, con luci e ombre, quello enunciato dal Ministro Nordio. Ma non siamo certi che i tempi siano maturi per una agenda politica di questo tenore, dunque auspichiamo che si aprano al più presto momenti di incontro dialettico che consentano ad Avvocati, Magistrati e Ministro di confrontarsi e trovare punti di contatto per riforme che siano applicabili e corrispondenti alle esigenze del Paese in materia di giustizia”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Giampaolo Di Marco.
“Vero è – continua Di Marco – che con la riforma Cartabia ci troviamo in una situazione singolare, nella quale le Procure della Repubblica si apprestano ad adottare dei propri progetti organizzativi per individuare i criteri per stabilire la priorità nella trattazione delle notizie di reato e nell’esercizio dell’azione penale. Dunque l’azione penale azione penale condizionata da norme amministrative o disposizioni dell’ordinamento giudiziario. D’altra parte l’abolizione tout court dell’obbligatorietà auspicata dal Ministro rischierebbe di creare in alcuni territori delle storture, perseguendo solo alcune tipologie di reato. Se il 2022 è stato l’anno delle riforme, che il 2023 sia l’anno della loro attuazione concertata, ognuno essendo portatore del proprio pensiero che venga sintetizzato da una politica attenta e pronta a rivedere errori di politica legislativa su temi estremamente delicati per la Giustizia e per l’intero Paese”.
“Confidiamo pertanto che il Ministro voglia affrontare il tema col fine ultimo di rendere la giustizia penale più funzionale, ma sempre ancorata al principio di uguaglianza” – conclude Di Marco.