“I cittadini italiani hanno il diritto di sapere con assoluta esattezza qual è lo stato di salute della giustizia civile, dunque sconcerta che il ministro Bonafede, nel suo intervento ieri alle Camere, abbia fatto un’operazione di maquillage dei dati contenuti nella relazione completa redatta dal Ministero della Giustizia in vista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Sembra il gioco delle tre carte. È bene che si sappia: il Guardasigilli ha fornito una descrizione non veritiera sullo stato della giustizia in Italia, perché è vero che negli ultimi dieci anni – con un rito processuale che oggi si vorrebbe stravolgere – si è registrata una diminuzione del numero dei procedimenti pendenti, ma i dati al 30.9.2019 evidenziano un’inversione di tendenza con processi pendenti in aumento rispetto al 30 giugno scorso. Una corretta rappresentazione dello stato della giustizia civile risponde non solo a esigenze di trasparenza, verità e lealtà nella comunicazione istituzionale, ma anche a ragioni di opportunità nella policy organizzativa del comparto giustizia che impediscano di contrabbandare come epocali riforme sul rito del processo civili oggi del tutto inutili e che, invece, inducano ad intervenire sulle reali criticità del sistema, a cominciare dal collo di bottiglia rappresentato dalle cause a rischio indennizzo da ‘legge Pinto’”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini.
“Il Guardasigilli nello specifico – continua Pansini – ha preferito sottolineare, comodamente, la differenza al ribasso dei procedimenti civili pendenti nel medio periodo 2018-2019, omettendo però di evidenziare che l’arretrato civile a rischio indennizzo “legge Pinto” è ancora cospicuo quanto ai procedimenti pendenti dinanzi ai Tribunali (durata ultra-triennale: 348.784 al 30 settembre 2019 rispetto ai 351.699 al 30 giugno 2019) e alle Corte di Appello (durata ultra-biennale: 101.296 al 30 settembre 2019 rispetto ai 101.930 al 30 giugno 2019) e che è addirittura in aumento per i procedimenti pendenti dinanzi alla Corte di Cassazione (78.772 al 30 settembre 2019 rispetto ai 77.289 al 30 giugno 2019)”.
“Grave poi – aggiunge Pansini – che il Ministro della Giustizia abbia omesso di riportare i dati che riguardano i procedimenti civili pendenti diversi dall’arretrato civile, sempre evidenziati nella relazione del Ministero di via Arenula. I procedimenti civili pendenti al 30 settembre 2019 sono 3.324.250 rispetto ai 3.312.263 del 30 giugno 2019; nel dettaglio, la relazione ministeriale evidenzia che, quanto alle esecuzioni e ai fallimenti (area SIECIC), i procedimenti pendenti al 30 settembre 2019 sono 510.744 rispetto ai 499.724 del 30 giugno 2019 e che, quanto al contenzioso ordinario (area SICID), invece, i procedimenti pendenti sono 2.813.506 rispetto ai 2.812.539 del 30 giugno 2019”.
“La gravità della crisi della giustizia civile in Italia, come più volte si legge nei rapporti ministeriali di questi anni, non risiede nell’andamento dei numeri globali, soprattutto se accompagnato da una targatura sempre più precisa della natura delle cause pendenti, da una nozione puntuale di procedimento contenzioso pendente tra due o più soggetti e da una corretta informazione, ma nell’andamento di quelli specifici riguardanti l’arretrato, ossia le cause a rischio ‘legge Pinto’. Occorre un’analisi seria e approfondita che tenga conto dei dati sull’accesso alla giustizia, sulle risorse, sull’organizzazione del lavoro e degli uffici, sulla natura del contenzioso, e che individui interventi mirati che non siano dettati da facili entusiasmi o inutili isterismi” – conclude Pansini.
Roma 29 gennaio 2020