“Se il Ministro Bonafede terrà fede alla sua promessa di fermare la riforma sulle intercettazioni telefoniche ne saremmo soddisfatti, seppure per ragioni diametralmente opposte a quelle enunciate dal Guardasigilli. Infatti, la nuova disciplina non è idonea a perseguire la tutela dei beni giuridici in gioco e concede un potere eccessivo alla polizia giudiziaria senza approntare un adeguato sistema di sanzioni in caso violazioni, per un verso; per altro verso, il diritto di difesa è fortemente compromesso, peraltro nella fase delle indagini preliminari di stampo ancora inquisitorio.
Se – per quanto attiene la legittima difesa – il sentiero è quello tracciato dal Ministro, per il quale occorre eliminare le zone d’ombra che rendono difficile e complicato dimostrare che si è agito per legittima difesa appunto, e non quello di perseguire una norma che faccia scattare uno sorta di ‘far west’, conveniamo col Ministro; attenzione però, a non lasciarsi guidare dall’emotività perché la redazione della norma deve essere migliorata nel senso di introdurre “presunzioni di proporzione” chiare e tassative a favore della persona offesa che venga aggredita non solo con armi nella propria dimora o in luoghi assimilabili in condizioni specifiche, onde scongiurare interpretazioni che comportino a livello interpretativo disparità di trattamento nel territorio nazionale.
Un no netto invece all’iniziativa del Ministro di sospendere il termine di prescrizione dopo l’emissione della sentenza di primo grado atteso che l’inefficienza del “sistema giustizia “ non può ricadere solo in capo all’imputato, il quale può legittimamente reclamare il diritto ad un processo “di durata ragionevole” in conformità all’articolo 111 della Costituzione.
Sul sovraffollamento carceri, infine, auspichiamo che il ministro vorrà risolvere tale emergenza e nel contempo garantire la certezza della pena potenziando il sistema di esecuzione penale esterna della pena mediante il ricorso maggiore alle misure alternative alla detenzione anche sul solco della recente sentenza della Corte Costituzionale n.41 del 2018”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini, in merito all’illustrazione di oggi, alle commissioni giustizia di Camera e Senato, da parte del Ministro Bonafede delle linee programmatiche del suo ministero.
“Per quanto attiene il processo civile – continua Pansini – vorremmo invitare alla massima cautela il Ministro, perché se è positiva l’intenzione di asciugare l’attuale rito esistente, occorre prestare attenzione ai preannunciati interventi chirurgici in quanto, se fatti male, possono stravolgere le regole processuali esistenti.
La semplificazione dei riti è un obiettivo sbandierato da tempo ma mai realizzato: l’idea di un processo che si introduce solo con ricorso è buona solo se accompagnata da una forte implementazione del processo telematico, dalla necessaria e prioritaria affermazione dell’idea di un processo che rimane nella disponibilità delle parti e non è rimesso, in ogni sua fase, alla discrezionalità del giudice. Non vi deve essere infatti compressione dei diritti delle parti in nome di dell’efficienza e di una giustizia veloce. Inoltre, si dica chiaramente se l’introduzione del processo civile con ricorso è l’anticipazione o no del rito semplificato di cognizione che si è cercato di introdurre con la legge di bilancio dell’anno scorso”.
“Infine – conclude Pansini – sarebbe opportuno rivedere anche la legge Pinto e i rimedi preventivi obbligatori a carico delle parti che sono stati introdotti nel corso della precedente legislatura e ai quali non corrispondono equivalenti obblighi a carico del giudice”.
Roma 11 luglio 2018