“La proposta di limitare, per il 2020, il periodo di sospensione feriale dei termini negli uffici giudiziari è un tema assai delicato perché se non seriamente affrontato rischia di trasformarsi, in questo momento particolare, in un boomerang per la giustizia e per gli avvocati. Non ha senso parlarne se la proposta non è accompagnata da una copertura normativa che, tenuto conto della fase emergenziale e della necessità di condizioni di sicurezza, imponga le udienze in presenza, quelle cartolari e quelle da remoto, lo smaltimento dell’arretrato con la scrittura e la pubblicazione di provvedimenti che non sono mai arrivati. Serve poi potenziare le dotazioni tecnologiche di magistrati, avvocati e operatori di cancelleria e che le norme regolino le aperture delle cancellerie e i servizi UNEP, con disposizioni chiare e di applicazione generale su tutto il territorio nazionale. L’eccessiva discrezionalità è un’esperienza da non ripetere e non è il momento di fare melina”.
Lo dichiara Luigi Pansini, segretario dell’Associazione Nazionale Forense, in merito alle notizie di stampa sulle proposte della politica di intervenire sulla sospensione feriale dei termini.
“Sui numerosi protocolli che hanno invaso i palazzi di giustizia oramai sono tutti d’accordo: ci si è fatti un po’ prendere la mano e occorre intervenire con una norma primaria. È assurdo – continua Pansini – che la fase della ripresa si stia caratterizzando più per rivendicazioni tra i vari soggetti che operano negli uffici giudiziari che per la collaborazione tra gli stessi per assicurare le attività al loro interno; però Guardasigilli, governo e politica non possono sottrarsi alla necessità di una norma di legge che assicuri a tutti indistintamente la possibilità di lavorare sia in tribunale che in modalità agile o da remoto, così evitando che avvocati, magistrati e cancellieri si barcamenino tra norme emergenziali di difficile applicazione, contraddittorie e limitative”.
“Apprendiamo che nel frattempo al tavolo ministeriale odierno sulla giustizia si è parlato di ordinamento giudiziario e riforma del CSM, argomento che non è patrimonio esclusivo dei magistrati, e sul quale, anzi, l’Avvocatura, facendo tesoro delle esperienze, anche giudiziarie, che si sono consumate al suo interno, deve formulare proposte che possano contribuire a restituire credibilità e autorevolezza all’idea di giustizia del nostro paese” – conclude Pansini.
Roma 5 giugno 2020