“La giustizia è componente essenziale del sistema Paese, bisogna ripartire: l’undici maggio è alle porte. I palazzi di giustizia devono essere luoghi di lavoro sicuri, dunque vanno sanificati e igienizzati in modo professionale, con protocolli d’intesa tra i capi degli uffici giudiziari, i COA e i presidenti delle Regioni. Riteniamo che potrebbe essere utile il ricorso a tamponi, test e verifiche sanitarie innanzitutto per gli utenti fissi dei tribunali e poi per avvocati, magistrati, operatori di cancelleria e coloro che accedono ai palazzi di giustizia.
Emergenza e senso di responsabilità impongono che la giustizia, il processo e i suoi protagonisti si adattino agli strumenti, anche tecnologici, che è possibile utilizzare in questa fase. Pensare che non si debba utilizzare l’udienza da remoto, per esempio a Milano, dove alti sono i contagi, significa optare per uffici giudiziari chiusi sine die, senza udienze e senza giustizia, il che, condividendo le preoccupazioni del Ministro Bonafede, ovviamente non è possibile né responsabile”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini all’indomani dell’incontro in video conferenza tra il Ministro della Giustizia e l’ANM, il CNF, l’OCF e le associazioni forensi.
“Per le udienze da remoto – continua Pansini – occorrono accorgimenti per ogni tipo di processo, ad esempio per il penale come per i procedimenti in tema di famiglia, ed è necessaria l’omogeneità, il più possibile, delle regole, peraltro assicurata dal Guardasigilli, soprattutto con norma primaria. È necessario tener conto anche della situazione sanitaria nei singoli territori, ma bisogna ripartire, sperimentando forme nuove senza resistenze e timori, collaborando per superare questo momento e guardando anche ai procedimenti dinanzi ai giudici di pace. Gli operatori di cancelleria si stanno attrezzando con il sistema TEAMS, il Ministero della Giustizia assicura la sicurezza delle licenze sotto il profilo della privacy e dei dati e anche noi avvocati dobbiamo fare la nostra parte”.
“Non possiamo rimanere fermi: l’alternativa – conclude Pansini – non è tra il non riprendere con l’attività, sacrificando professione e redditi, o la ripresa come nulla sia accaduto, mettendo a rischio salute e sicurezza. La scelta è ripartire con gradualità, consapevoli dell’emergenza, con una nuova forma mentis e sfruttando al meglio gli strumenti, anche nuovi, a nostra disposizione. Alla fine dell’emergenza, valuteremo ciò che di buono ne è venuto e decideremo su come servirci della tecnologia, senza tabù e senza idolatrarla e senza mai compromettere esigenze e diritti fondamentali”.