“Chiediamo un processo civile non punitivo e capace di assicurare l’adozione di decisioni che rispecchiano l’effettivo stato della situazione sostanziale controversa, rispetto al quale oggi sono necessarie, con una seria e disciplinata destinazione delle risorse del PNRR, una ristrutturazione e nuova organizzazione, anche manageriale, di tutti gli uffici giudiziari e del lavoro al loro interno, la completa e semplificata telematizzazione delle comunicazioni, una riforma definitiva della magistratura onoraria, e al quale affiancare strumenti alternativi supportati da incentivi fiscali e modulati tra loro per materia e per efficacia attentamente verificata dopo dieci anni di obbligatorietà. È l’unica ed ultima occasione per sfruttare al meglio risorse disponibili dopo anni di invarianza finanziaria e per realizzare un ufficio del processo utile e non precario”
Così il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini in chiusura della sessione ulteriore del XXXIV Congresso Nazionale Forense, tenutosi a Roma.
“Crisi pandemica, tecnologia, domande per il reddito di ultima istanza e welfare universale e imminente riforma del nostro sistema previdenziale impongono un veloce e netto cambio di rotta.
Riflettiamo – continua Pansini – sull’impotenza attuale del sistema ordinistico rispetto al fallimento della legge professionale del 2012 e del suo modello di governance nazionale e circondariale, alle continue evoluzioni della società e delle realtà nelle quali operiamo; la proposta di tre mandati per gli ordini circondariali, con l’asserita necessità di una stabile maggioranza, o la reintroduzione dei minimi tariffari sono risposte senza futuro, prive di prospettiva, coraggio e visione”.
“Occorre imporre una riflessione – aggiunge Pansini – sulle modalità di iscrizione agli albi, sulla possibilità che coesistano diverse “figure” di avvocato a seconda dell’ambito in cui la professione è esercitata, oltre che interrogarsi su una revisione dell’attuale iscrizione obbligatoria a Cassa Forense e del regime delle incompatibilità. É altresì necessario aprire definitivamente alle società multidisciplinari, coltivare il percorso di riforma del sistema di accesso avviato con il decreto emergenziale per la sessione 2020 dell’esame di abilitazione e realizzare una seria e libera di specializzazione. Queste, a nostro avviso, le priorità ineludibili”.
“Sullo sfondo rimane il convitato di pietra: gli elementi di trasparenza, responsabilizzazione e valutazione dei magistrati, che non sono purtroppo valutabili. E’ ovvio che, se non l’Avvocatura non partecipa attivamente alla riforma dell’ordinamento giudiziario, se non si interviene sulle reali cause che frenano i tempi della giustizia, perché i magistrati non sono né valutabili né sanzionabili su questo piano, non resta altra leva, per diminuire il numero dei procedimenti, che quella di intervenire direttamente sulle regole processuali” – conclude Pansini.