“Alla neo ministra della Giustizia Marta Cartabia le nostre congratulazioni e i nostri più sentiti auguri di buon lavoro, certi che la sua eccelsa preparazione giuridica ed esperienza la guideranno al meglio nel difficile compito che l’attende. Uno dei primi banchi di prova è costituito dall’arretrato sul processo civile e dal sempre crescente numero delle cause a rischio “legge Pinto”, che continuano a aumentare indipendentemente dalla situazione emergenziale, nonché dalla telematizzazione di tutti i processi e di tutti gli uffici giudiziari, a partire da quelli del giudice di pace. Non solo risorse e fondi ma soprattutto un’organizzazione più manageriale del lavoro, così da anticipare le raccomandazioni che l’Unione Europea ha rivolto all’Italia per poter accedere pienamente agli aiuti del Recovery Fund” – lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini.
“I numeri – continua Pansini – parlano chiaro e sono quelli pubblicati pochi giorni fa dallo stesso Ministero della Giustizia: a dicembre del 2019, in Cassazione pendevano 78.687 procedimenti ultra-annuali; al 30 settembre 2020 sono 86.011. Dinanzi alle Corti di Appello, i procedimenti ultra-biennali erano 98.371 al 30.12.2019 mentre al 30 settembre 2020 sono 100.235. Infine, dinanzi ai tribunali, a fine dicembre 2019 i procedimenti ultra-triennali erano 337.740, al 30 settembre 2020 sono 352.481”.
“Non è la situazione emergenziale dell’ultimo anno, o quasi, ad aver scatenato il problema: il nostro Paese – aggiunge Pansini – da troppi anni cerca di far fronte al problema dei tempi della giustizia civile, perché sono gli stessi rapporti ministeriali dal 2014 che individuano nella definizione dell’arretrato la principale criticità del comparto in Italia. Con buona pace delle riforme del codice civile succedutesi, il problema è che qualcosa si inceppa nella gestione e trattazione dei procedimenti in entrata, da una parte, e di quelli che sono sul punto di superare la soglia temporale stabilita dalla legge Pinto, dall’altra. O si impiegano più risorse umane e tecnologiche, o il problema rimarrà tale, andando a ingolfare sempre più il sistema”.
“Ci permettiamo di suggerire che un Paese che voglia giustamente imboccare la strada della transizione ecologica, debba essere accompagnato in questo percorso da una transizione della giustizia, con le aule dei tribunali che rimangono un luogo in cui persone, cittadini e imprese abbiano ampio accesso per far valere i propri diritti, ma in un contesto di sempre maggiore digitalizzazione di tutti gli uffici giudiziari e supporto della pubblica amministrazione” – conclude Pansini.