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Ricordare Capaci è si un modo di onorare chi si è sacrificato per la giustizia ma è anche e forse ancor di più, o meglio deve essere, un esercizio intellettuale, per capire , per analizzare. Il tempo dei Capaci è il titolo dell’evento organizzato da Agius e Associazione Nazionale Forense svoltosi ieri presso Palazzo Branciforte a Palermo. Un evento dal forte significato per Anf.
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Il tempo dei Capaci è stata l’occasione per rappresentare plasticamente quelle parole, sinergia, cooperazione , sforzo condiviso, che si usano spesso per indicare la via che le istituzioni dovrebbero percorrere per condurre la lotta alla mafia. Occasione per ribadire quanto le idee scaturite da quella straordinaria stagione di lotta alla mafia camminano davvero sulle gambe dei palermitani, sulle gambe della classe forense palermitana.
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Occasione anche per aggiornarsi , per discutere attorno ad un fenomeno criminale, quello mafioso, che ha saputo evolversi.
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Occasione per ricordare che la lotta contro la mafia si combatte anche , forse sopratutto, fuori dalla aule di giustizia. Un cittadino di Cinisi, piccola paese nella provincia Palermitana, ce lo ha spiegato bene. Quel Peppino Impastato anche lui ucciso per essersi opposto a Cosa Nostra, ma da privato cittadino appunto, di cui , attraverso il libro “Io Felicia. Conversani con la madre di Peppino Impastato”, ha voluto raccontare Mari Albanese
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