“I cittadini devono sapere che in un futuro assai vicino le controversie saranno definite non necessariamente da un giudice e in luoghi anche diversi dalle aule dei tribunali.
Per questo occorre una riflessione profonda che veda coinvolti tutti i soggetti della giurisdizione, la politica, le istituzioni anche economiche, e che muova dall’individuazione delle priorità da perseguire, di un migliore collegamento tra diritti tutelabili e differenti circuiti di giurisdizione, di modelli realmente alternativi da offrire al cittadino, alla società civile e alle imprese.
L’Avvocatura rifiuta la compressione della giurisdizione pubblica come atto di fede in cambio del riconoscimento di misure ibride dal breve respiro, prive di prospettiva e di una visione a lungo termine per le giovani generazioni, che nulla hanno a che fare con il necessario ammodernamento della professione, ma pretende sul tema un confronto alla pari assicurando contributi ed idee e rifuggendo pregiudizi e tentennamenti”.
Così il Segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini, in un passaggio della sua relazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario al Palazzo di Giustizia di Bari.
“Una visione organica – continua Pansini – e una condivisione integrale di un progetto da parte di tutti gli operatori (avvocati, magistrati e operatori di cancelleria) è già stata sperimentata con il PCT: la telematizzazione del processo, ieri nel civile, oggi nel penale e nel processo amministrativo, è stata possibile, vincendo anche sacche di resistenza interne, solo in forza di una comune volontà.
La sinergia tra i vari soggetti della giurisdizione è ormai un percorso necessario e irreversibile; in questo senso, quindi, è naturale la presenza degli avvocati nei consigli giudiziari e negli uffici legislativi del ministero, con funzioni fino a ieri riservate a pochi, e benefico è il loro graduale e sempre maggiore coinvolgimento in tutti i gangli della macchina giustizia della quale sono, al pari di tutti gli altri soggetti, co-protagonisti”.
“Non si tratta di un’attività lobbistica dell’Avvocatura o del tentativo di alcuni di ledere o minacciare l’indipendenza della magistratura, ma di offrire al legislatore, alla politica e ai cittadini un’idea di giurisdizione e di giustizia pensata, discussa e realizzata insieme” – conclude Pansini