“Qui a Catania siamo dinanzi a un bivio: possiamo optare per un sentimento di conservazione, di chiusura, di spirito di nuova corporazione| oppure possiamo optare per la possibilità – non certezza – di cambiare, favorendo la crescita e una professione migliore all’interno di un perimetro di non sola giurisdizione che dobbiamo contribuire a realizzare.rnLa scelta è dirimente e deve essere chiara, netta, perché la sensazione è che la nostra risposta alle difficoltà di questi anni non sia stata quella di allungare il passo ma quella di accorciare la distanza che doveva essere percorsa, rinunciando a qualsiasi visione prospettica e arroccandoci sul meno peggio che poteva arrivare dalla politica, dal legislatore nazionale e comunitario, dal sistema giustizia e, soprattutto, dalla nostra miopia”.