“Riaprire il tavolo sulla riforma del processo civile solo per inserire l’istituto della negoziazione assistita nel processo del lavoro non basta, perchè molte, anzi troppe, sono le criticità di questa pessima riforma. Anche chi ha partecipato al tavolo, come associazioni, ora ne prende le distanze.
Si riapra il confronto su tutto il provvedimento, le istituzioni forensi non possono ancora una volta rispondere a logiche esclusive e a soluzioni al ribasso a danno della giustizia, delle persone, dei cittadini e degli avvocati.
Non vorremmo che questa riapertura a tempo fosse l’escamotage per distogliere l’attenzione da un progetto di riforma che nessuno – avvocati, accademia, giudici – vuole”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini.
“Questa annunciata riapertura della discussione sul processo civile, da quanto si evince dalle pagine del quotidiano noto come il giornale dell’Avvocatura, non è Il frutto del malumore di coloro che hanno partecipato ai lavori del tavolo ministeriale; anzi – continua Pansini – solo dopo che la nostra associazione e numerosi colleghi e processualisti hanno evidenziato l’assoluta inutilità della riforma e dello stravolgimento del rito ordinario dinanzi al tribunale, vi è stata una presa di posizione netta e marcata sul testo del disegno di legge licenziato la settimana scorsa dal Consiglio dei Ministri.
Più partecipanti ai lavori del tavolo ministeriale si augurano che la riforma del processo civile non veda mai la luce e nessuno si strapperà le vesti; si tratta dell’evidente bocciatura del testo e dell’intera idea di riforma”.
“Occorre maggiore chiarezza da parte delle istituzioni e degli organismi forensi perché ad oggi non si capisce se agiscano nell’interesse di un sano e corretto funzionamento dell’attuale codice di rito, senza ulteriori stravolgimenti, o siano semplici ancelle compiacenti della politica e dell’ennesimo inutile intervento riformatore.
Siamo tutti d’accordo nell’eliminare il filtro in appello; ma siamo anche tutti d’accordo – è inutile prendersi in giro – che è da salvare assolutamente un rito dinanzi al tribunale che ha trovato una sua stabilità e che necessita più di risorse e organizzazione che di epocali riforme” – conclude Pansini.