“Sull’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato non è il momento di ricorrere a un malinteso federalismo che sa di deregulation, ovvero gli ordini privi di una direttrice precisa vanno ognuno per proprio conto, alimentando un clima di incertezza e approssimazione. Dal Ministero ci aspettiamo maggiore controllo e organicità, perché come se non bastasse in Parlamento sono incardinati più disegni di legge per modificare l’accesso come è regolamentato oggi. Viviamo, è vero, un momento di emergenza ma l’emergenza, che ha confermato ancora una volta debolezze e fragilità dell’organizzazione della professione, non può essere l’unico criterio per “riformare” o “aggiustare” un elemento di un sistema da tempo complessivamente in crisi né si può prescindere dagli effetti che una scelta dettata dall’emergenza produrrà una volta che la crisi sanitaria sarà terminata”.
Così il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini in una lettera aperta inviata al Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano, che, con una delibera consiliare di quindici giorni fa, si è espresso sul rinvio delle prove di esame per l’abilitazione relative alla sessione 2020.
“Sicuramente – aggiunge Pansini – l’intero sistema di accesso alla professione va rivisto e con esso l’intera organizzazione della professione; pensare di poter intervenire a macchia di leopardo non semplificherebbe le cose, anzi. Ma, proprio in questo periodo, ogni argomento si presta, purtroppo, ad inevitabili strumentalizzazioni che poco hanno a che fare con il merito della questione. Occorre avere ben presente la situazione: normalmente, le prove scritte si tengono a dicembre e gli orali si concludono a fine ottobre / inizio novembre, prima della successiva sessione. A novembre 2021 si concluderebbero dunque gli orali della sessione 2020 se a dicembre si svolgessero le prove scritte, ma così non sarà. Se le prove scritte si terranno a maggio 2021, rispettando i dieci mesi per la correzione degli elaborati cui siamo abituati, quelle orali si concluderanno a marzo 2022 (con un ritardo nell’ingresso del mondo del lavoro, che è e rimane pur sempre un ritardo, di tre mesi, considerata anche la circostanza che molti si iscrivono nell’anno successivo a quello di superamento della prova orale). Nel frattempo la ruota non smetterà di girare, con tutta una serie di temi correlati: il numero delle domande per il reddito di ultima istanza, una scarsa attenzione della politica verso il comparto professioni, l’Europa che non ammette limiti e restrizioni per l’esercizio delle professioni, la telematizzazione, gli algoritmi sulla prevedibilità delle liti civili e penali, la legge ordinamentale che ha tra i suoi scopi quello di favorire l’accesso alla professione con valorizzazione del merito e prestando particolare attenzione alle giovani generazioni, la farraginosità delle scuole forensi obbligatorie non ancora partite, il percorso universitario giuridico-forense”.
“Eppure, qui come altrove, non si parla altro che di aiuti, indennizzi, sussidi, rimborsi, sostegni, facilitazioni, chiudendo pure gli occhi di fronte a quelle storture che sembrano rendere inutili tutte queste misure (studiate per un momento emergenziale). Finito questo tempo, ci troveremo ad affrontare realtà nuove post pandemiche con argomenti triti e ritriti – ieri come oggi e come domani – di nessun aiuto. Meglio approfittare dell’emergenza sanitaria e, da un lato, organizzare in sicurezza la sessione d’esame 2020, e, dall’altro, dare il via a riforme strutturali dell’organizzazione della professione, compreso il sistema di accesso” – conclude Pansini.