Sono arrivate a quota nove le regioni che cercano di cancellare la riforma delle geografia giudiziaria ricorrendo la referendum. Il munero minimo di cinque regioni, previsto dall’articolo 75 della Costituzione per affidare al giudizio popolare la sorte di una legge, era stato già raggiunto con il voto favorevole di: Marche, Puglia, Calabria, Abbruzzo e Basilicata. Ora ai cinque consigli regionali che hanno fatto da apripista si sono aggiunti quelli di Liguria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Campania. Quanto basterebbe, secondo l’Organismo unitario dell’avvocatura ad attirare l’attenzione dell’Esecutivo. «Il governo non può guardare dall’altra parte – sottolinea il presidente dell’Oua Nicola Marino – nove regioni, dal nord al sud con maggioranze di destra e di sinistra e della lega, tutte unite dalla richiesta di un referendum abrogativo di una riforma pensata male e realizzata peggio». Il numero uno dell’Oua contesta la definizione di “riforma epocale” data alla nuova organizzazione degli uffici giudiziari, negando i vantaggi economici e mettendo in risalto i disagi che il nuovo assetto comporta.
La richiesta è di voltare pagina e aprire il confronto. «Nessuno crede che la rete dei tribunalini possa rimanere così come era – spiega Marino- ma riteniamo che questo provvedimento non sia lo strumento più adeguato per ottenere risparmi ed efficienza. Si sospenda la riforma – conclude il presidente – il ministro convochi l’Oua per una riunione urgente». Il leader della rappresentanza politica degli avvocati non manca poi di esprimere il suo disappunto per la scelta del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, di escludere le rappresentanze politiche e istituzionali dei legali italiani dalla Commissione ministeriale costituita per monitorare la riforma.
Il Guardasigilli, dal canto suo, rispondendo ieri ai giornalisti a Firenze a margine dell’inaugurazione del primo asilo nido aziendale in un Palazzo di Giustizia in Italia, ha escluso la possibilità di ripensamenti in merito agli accorpamenti delle piccole sedi giudiziarie «Perché la legge ha stabilito un termine molto certo». Ancora una volta il ministro della Giustizia invita a giudicare la riforma sul campo, rimandando eventuali aggiustamenti. «Abbiamo un anno davanti a noi per fare valutazioni sullo sviluppo del progetto – ha spiegato Anna Maria Cancellieri – su come è andato avanti, se ci sono difficoltà. Entro quella data avremo la certezza di quanto fatto, o se va messo a punto qualcosa».
Non sembrano voler aspettare gli avvocati. L’Oua si dice in attesa di ricevere una risposta dal Guardasigilli in merito alla lettera inviata anche al premier Enrico Letta, con la quale si chiedeva oltre alla sospensione del provvedimento, l’istituzione di un tavolo per disegnare «la vera riforma dei tribunali».
P. Mac.