02.09.2013 Italia Oggi – L’Aiga sbaglia porta

«Evidentemente, lei ha sbagliato la difesa…». «No», disse l’avvocato, «ho sbagliato la porta». Dialogo talmente attuale, seppure scritto dal giurista Piero Calamandrei decenni or sono, che è parso echeggiasse nel tribunale di Palermo. È lì che sono naufragate, per difetto di competenza territoriale, le (legittime) speranze dell’Associazione dei giovani avvocati (Aiga) di far partecipare alle elezioni della Cassa di previdenza forense chi, con scarsi redditi da lavoro, è fi nito «giocoforza» (così vuole la riforma della professione) negli elenchi dell’ente. Fatale la scelta del presidente Dario Greco di presentare il ricorso nella città natia: il magistrato ha dichiarato indimostrabile che l’istituto avesse nell’Isola «una sede decentrata», al di fuori di quella (va evidenziato) «legale» di Roma. Impossibile per i nuovi (sventurati) 56.000 iscritti, con guadagni annuali inferiori ai 10.000 euro, esprimere preferenze su coloro che ne decideranno le sorti della futura (auspicata) pensione? Giammai. Ma, stavolta, il merito potrebbe essere ascritto ai lungimiranti «cugini» dell’Agifor (Associazione giovanile forense), che prima di Ferragosto avevano bussato alle porte dell’uffi cio giudiziario capitolino, ottenendo che un’udienza fosse calendarizzata per l’inizio di settembre. E, in caso di successo, vanterebbero (preziosi) crediti all’interno della categoria, da riscuotere al momento delle votazioni per i vertici della Cassa. Sul carro del (solo ipotetico) vincitore, però, si appresta a salire anche l’Aiga: incassata la bocciatura palermitana, finalmente ha depositato le carte nell’Urbe. Se ne compiacerebbe il più illustre collega della storia, Cicerone: «Chiunque», sentenziava, «può sbagliare. Ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell’errore».

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