Il testo suscita posizioni diversificate da parte dei rappresentanti della categoria, a vario titolo. Fortissime critiche arrivano dall’Organismo unitario dell’avvocatura, giudizi cauti dall’Associazione nazionale forense, più preoccupati i giovani dell’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati). Silenzio sul provvedimento da parte del Consiglio nazionale forense
L’assemblea dell’Organismo Unitario dell’avvocatura (Oua) ha espresso “ferma contrarietà alla previsione dell’art. 4 bis, che introdurrebbe per la prima volta in Italia e per la sola professione forense la possibilità dell’esercizio nella forma di una società di capitali pura e semplice, svincolata dai limiti, criteri e modalità attuative previsti dall’articolo 10 della legge 183/2011 per tutte le altre società professionali”. L’Oua vede “il rischio di un totale assoggettamento dei professionisti operanti all’interno della nuova forma societaria ai cosiddetti poteri economici forti, con conseguente spersonalizzazione e/o massificazione dell’attività professionale forense, nonché con potenziale o concreta moltiplicazione dei conflitti d’interesse palesi e occulti”.
L’Associazione nazionale forense (Anf), per voce del segretario generale Ester Perifano, sottolinea che “da tempo abbiamo aperto alla possibilità di soci, anche di capitale, purché la partecipazione del capitale sia accuratamente regolamentata e controllata, in modo da lasciare la gestione e le scelte sociali interamente nelle mani dei soci professionisti, e purché vengano adeguatamente risolte le problematiche, di natura fiscale e previdenziale che hanno sinora scoraggiato dal ricorrere a queste nuove forme di organizzazione dell’attività professionale”. Nicoletta Giorgi, presidente Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) ha espresso “una certa preoccupazione e delusione per la previsione della società di capitali così come formulata nel testo licenziato dal Consiglio dei ministri. Infatti manca del tutto la previsione della multidisciplinarietà, dei requisiti e limiti del socio di capitale (onde evitare abusi di posizione o addirittura conferimenti illeciti), della natura non commerciale della stessa escludendola, quindi, da ipotesi di fallimento e della qualificazione dei redditi come redditi da lavoro autonomo. Vogliamo avere la possibilità di esercitare al meglio la nostra professione, in modo moderno, professionale e proficuamente competitivo”.
Per Mirella Casiello, presidente Oua, il Ddl “ha alcuni aspetti positivi come l’aumento delle competenze per quanto riguarda la compravendita degli immobili, che possono moderatamente contribuire al sostegno della professione in un momento di grave crisi”. Secondo Ester Perifano, segretario generale Anf, “il Ddl liberalizzazioni coincide in alcuni punti con le proposte che abbiamo portato avanti da tempo, come nel caso delle transazioni immobiliari non più di esclusivo appannaggio dei notai. Il provvedimento del governo Renzi contiene certamente novità positive e non possiamo che esprimere una posizione moderatamente favorevole”. La competenza sulla compravendita degli immobili è, secondo l’Anf “solo l’inizio, e c’è da sperare che il quadro possa, in futuro, anche migliorare. Altre prerogative potrebbero arrivare, come ad esempio il potere di autentica di firme per le scritture private.
Secondo L’Oua è “inutile e invasivo l’obbligo di preventivo. I cittadini già lo chiedono e sono i primi che si rendono conto della difficoltà di fare una previsione, visti i tempi e le note storture del nostro sistema giudiziario. Questa scelta, sfortunata, del Governo sembra dettata solo da un riflesso vecchio e punitivo nei confronti degli avvocati». Per Nicoletta Giorgi, presidente di Aiga, “che l’affidamento verso l’avvocatura non sia pienamente reale si intende facilmente dalla previsione dell’obbligatorietà del preventivo, dove la fiducia sulle capacità del professionista, l’intuitus personae, viene facilmente rottamata dalla capacità di fare la migliore offerta commerciale. La concorrenza in ogni mercato ha delle regole che tutelano il cittadino e chi in quel mercato opera. A quanto pare siamo ancora lontani da questa visione nel settore delle professioni che offrendo servizi intellettuali non può essere disciplinato dalla regola del prezzo più basso.
Adriano Moraglio