T orna alla ribalta la protesta dei notai contro il governo. Il tema dello scontro resta il disegno di legge sulla concorrenza varato dal Consiglio dei ministri il 20 febbraio scorso. Il provvedimento toglie ai notai l’esclusività sui contratti immobiliari non abitativi per valore catastale sino a 100 mila euro e la costituzione di società semplificate per scrittura privata.
Il rischio
Secondo i notai queste norme possono esporre il sistema Paese, e in particolare le fasce più deboli dei cittadini, a rischi di abusi, frodi e infiltrazioni criminali, con un grave danno economico e sociale.
«Non siamo contrari alla concorrenza e alle liberalizzazioni – fanno sapere dal notariato italiano -, siamo anzi in linea con l’Antitrust e l’Ocse. Negli ultimi anni sono sparite le tariffe minime ( Bersani nel 2006 e Monti nel 2012, ndr ), il numero dei notai è aumentato a 6.300 ed è stato ampliato l’ambito territoriale di competenza. Ma, a differenza di altri interventi legati correttamente alla concorrenza, il notariato contesta gli articoli in campo immobiliare e societario in quanto saranno compromessi i registri pubblici italiani, quello immobiliare e quello societario».
La risposta
Dal governo, però, già qualche mese fa sono arrivate rassicurazioni di tenuta del sistema: nessuno vuole mettere a rischio i registri pubblici italiani, non si intende depotenziare il ruolo del notaio, non si abbasserà il livello di attenzione su possibili infiltrazioni della criminalità organizzata. Le risposte del governo, però, non sono piaciute al mondo notarile che in questi giorni ha mobilitato i suoi iscritti a Milano e a Roma per rimettere il disegno di legge sulla concorrenza al centro del dibattito.
Le proposte
Il dissenso più alto, da parte dei notai, si concentra negli articoli 28, 29 e 30 del testo e proprio su quelle tre norme arrivano le proposte per realizzare gli obiettivi di un’efficiente semplificazione a vantaggio del sistema Paese e una riduzione dei costi per i cittadini e per le imprese. Strada facendo i notai hanno persino trovato qualche inaspettato alleato come il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, che sostiene: «Nessuno di noi è amico dei notai, pur ribadendo che, anche in questo settore, la concorrenza si realizza aprendo il mercato, ad esempio ampliando il numero degli studi senza legarlo al numero dei cittadini nel territorio; non vogliamo sminuirne il ruolo. La compravendita è un atto super partes di cui il notaio, pubblico ufficiale, ne assicura la legalità. Tale legalità e la conseguente sicurezza offerta al cittadino vanno tutelate. La nozione di immobili non ad uso abitativo ricomprende capannoni industriali e terreni, per i quali il rischio di inserimento della malavita a fini di riciclaggio è elevatissimo. È necessario, dunque, considerare questo aspetto quando si parla di liberalizzazioni». Il tutto senza dimenticare, invece, che diverse associazioni di avvocati (quelli che potrebbero verosimilmente prendere il posto dei notai) si sono dette pronte a una formazione specifica per affiancare i notai senza alcun timore di indebolire il sistema.
Prova evidente di quanto sia delicata la questione in ballo, in bilico tra competenze, tutele e interessi di business. Perché non bisogna dimenticare che i notai stanno conoscendo la più dura flessione di fatturati della loro storia. E anche questo ha un ruolo in tutta la vicenda.