Inumeri della giustizia civile migliorano, ma non tutti. Il ministro Andrea Orlando può vantare che la mole complessiva dell’arretrato si è ridimensionata, passando in un anno da 3 milioni 741 mila cause a 3 milioni 494mila, con un calo di 250mila fascicoli, ma allo stesso tempo si deve preoccupare perché l’arretrato in senso stretto, ovvero i fascicoli che sono in lavorazione da più di 3 anni, è cresciuto in un anno di 69.150 unità. I fascicoli «invecchiati» nel 2013 erano 1.048.619; l’anno scorso sono diventati 1.117.769. Se i numeri della gestione ordinaria sono favorevoli, insomma, grazie anche alla partenza del Processo civile telematico, le pendenze ultratriennali sono passate invece dal 24,8% al 32% del totale. A scorrere le statistiche, si notano differenze macroscopiche. A Verbania, risultano le cause più antiche d’Italia: due, iscritte nel lontano 1951. Però su questo dato c’è più di un dubbio. Il presidente del tribunale, noto per efficienza e informatizzazione, nega decisamente. Potrebbe esserci un errore nel caricamento dei dati. I tribunali con le performance peggiori, in termini di arretrato più antico, sono tutti al Sud: Salerno, 431 cause del secolo scorso; Napoli, 418; Barcellona Pozzo di Gotto, 345; Cagliari, 235. All’opposto, i tribunali più virtuosi sono Rovereto, Sciacca, Lecco, Aosta, Busto Arsizio, con appena una causa pre 2000. A Torino le cause risalenti al ‘900 sono 11 (la più vecchia è del 1994). A Roma, 221 (la più vecchia è del 1959); a Milano, 39 (la più vecchia è del 1988). Questa la fotografia dei tribunali civili. È anche la risposta implicita dei giudici agli inviti che il governo nell’ultimo anno ha rivolto loro affinché smaltissero prima le cause più vecchie. Il governo chiedeva di rispettare il principio aziendalistico del «first in, first out», quello che arriva prima ha diritto ad essere smaltito prima. Un principio che al tribunale di Torino, ma anche a quello di Marsala, ha fatto faville. Già, perché la lentezza della giustizia è uno scandalo, ma anche un costo. Quando le cause civili non vengono risolte nel giro di 3 anni, scatta per il cittadino il diritto al risarcimento come prevede la cosiddetta legge Pinto. E non è un caso se qualche giorno fa il ministro Guardasigilli lamentava: «Abbiamo speso quasi un miliardo per pagare i risarcimenti previsti dalla legge Pinto e dovuti ai processi troppo lunghi». Le cose però stanno andando diversamente. Il programma cui ambiva il governo, come da conferenza stampa di Matteo Renzi nel marzo scorso assieme a Andrea Orlando e al capodipartimento Mario Barbuto – sei mesi per chiudere le 86.283 cause risalenti a prima del 2000, nove mesi per le restanti 127.146 cause risalenti fino all’anno 2005 – non è stato rispettato. E d’altra parte, come si sa, i tribunali non prendono ordini dall’Esecutivo. Soltanto nel giugno di quest’anno, peraltro, è arrivata una delibera del Consiglio superiore della magistratura che invita le toghe ad adottare i principi del «first in, first out». E ora? Da ieri, sulla scorta della delibera del Csm, il ministero della Giustizia ha fatto partire ufficialmente il prog ra m m a d i s m a l t i m e n t o dell’arretrato più tardo. L’hanno chiamato «Programma Strasburgo 2». I presidenti dei tribunali sono invitati a smaltire nei prossimi 4 mesi le cause più antiche, quelle dette «del secolo scorso», che nel frattempo sono scese da 86.283 a 44.639; e 8 mesi per quelle iscritte fino al 2005, ridottesi da 127.146 a 73.928. Per riuscirci, sono in arrivo i rinforzi di 3200 persone, ex dipendenti delle Province. Da Roma vigileranno.
Migliora l’arretrato: calano le liti ancora pendenti, meno 250.000 Ma crescono quelle ultratriennali. Orlando: ci sono costate 1 miliardo