Lo scorso 17 dicembre, il Consiglio nazionale forense (Cnf) ha diffuso una nota stampa in cui ha annunciato l’imminente realizzazione di un progetto editoriale del tutto inedito nella storia del massimo organo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura italiana. Non l’ennesima raccolta di leggi o sentenze. Non un qualunque almanacco degli atti congressuali dal dopoguerra ai giorni nostri. Nemmeno una pubblicazione periodica in stile house organ con il calendario aggiornato di convegni e corsi di aggiornamento accompagnati da interventi a firma di colleghi sulle ultime novità normative in materia fiscale o di diritto del lavoro. Nulla di tutto questo. Si tratta di un vero e proprio quotidiano cartaceo, con tanto di sito internet e web-tv, di informazione generalista. Direzione affidata a Piero Sansonetti già direttore di Liberazione (testata di Rifondazione Comunista), collaboratore del Riformista (il cosiddetto foglio di sinistra), direttore di Calabria Ora e infine fondatore e direttore de Il Garantista . Non stupisce, quindi che Il Dubbio si presenti come il «quotidiano dei garantisti». «È una novità assoluta nel panorama editoriale italiano», ha spiegato il presidente Andrea Mascherin , quando ha presentato il progetto durante l’Agorà degli Ordini. «Nessuna professione ha avviato un progetto di questo genere, che si caratterizzerà per la sua natura assolutamente non autoreferenziale, rivolta alla cittadinanza e aperta al dibattito su tutti i grandi temi sociali, con lo sguardo volto ai diritti delle persone, proprio degli avvocati».
LA CENSURA DELL’OUA Tutto bene dunque? Non proprio. Nelle settimane seguite all’annuncio del Cnf all’interno del variegato corpo dell’avvocatura sono cominciati a montare i malumori e le perplessità dei legali italiani nei confronti di questa iniziativa. L’atto politicamente più rilevante, comunque, è arrivato lo scorso 29 gennaio quando, con una delibera assembleare, l’Oua (organismo unitario dell’avvocatura) ha ufficialmente censurato Il Dubbio . Il motivo? Il Cnf, mettendo in pista questo progetto, avrebbe travalicato le proprie competenze. Infatti, sostiene l’Oua, data la sua natura “politica”, questo progetto sarebbe in «contrasto con gli art. 35 e 39 della legge professionale che dispongono la separazione tra le funzioni istituzionali e le scelte politiche dell’avvocatura riservate, dall’art. 39, al Congresso e al suo organo esecutivo». Detta in breve, secondo l’Oua, il Cnf non poterebbe fare un giornale, perché questo tipo di iniziativa non sarebbe compresa tra le funzioni che l’organo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura avrebbe titolo a svolgere. Inoltre, nota l’organismo politico dei legali italiani, la realizzazione di questo progetto determinerà «un impegno di spesa che, per quanto è dato sapersi, sembrerebbe essere posto inizialmente a carico delle risorse degli avvocati italiani e, a regime, potrebbe anche prevedere l’ingresso di capitali esterni per la raccolta pubblicitaria, in grado di condizionare le stesse scelte editoriali».
LE PERPLESSITÀ DELL’ANF Alcune settimane prima, a dirsi perplesso è stato anche il numero uno dell’Anf, Luigi Pansini . E pure in questo caso, il dubbio sul Dubbio è stato affidato a un atto pubblico, ossia una lettera aperta inviata da Pansini a Mascherin. Per l’Anf questo progetto «sembra presentare più rischi che vantaggi per l’intera avvocatura». Prima di tutto, Pansini è preoccupato di un possibile effetto boomerang. «Il Consiglio nazionale forense è un soggetto istituzionale e lascia un po’ sorpresi che “l’istituzione” possa avere un suo organo di stampa. È evidente, quindi, il rischio di una formale autoreferenzialità del Consiglio nazionale forense e, quel che è peggio, dell’avvocatura italiana, mentre oggi tutti noi abbiamo bisogno di recuperare, presso la società civile, le istituzioni e la politica, un’immagine e un’autorevolezza fortemente sbiadite sia dalla crisi economica degli ultimi anni che da oggettive difficoltà e incertezze al suo interno». Ma le perplessità espresse dall’Anf «sono anche di natura economica, legate ai costi per la redazione del quotidiano e il mantenimento annuo della struttura, con l’aggravante circostanza che il settore dell’editoria, specie se generalista, è costantemente in perdita». E se proprio si vuol ragionare in termini editoriali, Pansini pone un punto cruciale: «Non è dato comprendere al momento chi debbano essere i lettori del quotidiano, quale effettiva utilità porti all’avvocatura la trattazione di argomenti di politica estera, costume, società, economia». «Quelle stesse risorse economiche», osserva il presidente dell’Associazione nazionale forense, «potrebbero essere annualmente destinate agli avvocati, ai più giovani, alle donne, a quelli in una situazione di momentanea difficoltà, ovvero per individuare nuovi ambiti di intervento e operatività per la nostra professione».
QUALE AVVOCATURA «Giornale, sito e web Tv saranno l’espressione delle idee dell’avvocatura italiana, della sua cultura, dei suoi valori», si legge nel comunicato con cui il Cnf ha preannunciato il lancio della nuova testata. Il riferimento alle idee dell’avvocatura, quasi esistesse un pensiero unico all’interno della categoria sulle questioni che interessano la giustizia, l’economia e il Paese, è un altro elemento di dibattito. Giuseppe La Scala , socio fondatore dell’omonimo studio, in una lettera a MAG ha proprio sottolineato questo: «Non sono convinto che un organo come il Cnf possa assumere senza remore il ruolo di editore di un quotidiano che – come quello annunciato – intenda “dare battaglia” sui temi del Diritto. Temi sui quali l’avvocatura – per fortuna – non la pensa tutta allo stesso modo. Né mi pare che il nostro dibattito interno meriti un quotidiano autogestito». Fa un esempio pratico, poi, l’avvocato Giuseppe Caravita , dell’associazione forense Amb: «Chi decide la linea editoriale? Ad esempio, su questioni controverse come le note disposizioni in materia locatizia e contratti non registrati, toccata anche da sonore bocciature della Corte Costituzionale, da che parte si schiererà questo giornale? Locatori o conduttori?». Di avvocatura non ce n’è solo una. Su questo interviene anche l’Oua che, sempre nella sua delibera, afferma: «La scelta della linea editoriale rischia di ingenerare all’esterno, ove in contrasto con le scelte del Congresso e del suo organo esecutivo, un’ingiustificata confusione con quanto effettivamente espresso dall’avvocatura negli organi deputati a individuare il proprio percorso politico, con ciò procurando un inutile aggravamento della capacità interlocutoria dell’avvocatura medesima, già affetta da patologica parcellizzazione».
IL DEBUTTO IN EDICOLA A MARZO I dubbi e le critiche espressi da associazioni, istituzioni e iscritti, non sembrano però aver indotto il Cnf ad alcun ripensamento. I tempi previsti per il progetto, al momento, rimangono quelli annunciati a fine 2015. A febbraio sarà online il sito. Mentre a marzo il primo numero de Il Dubbio sarà in edicola. «Inizia una straordinaria avventura. L’Italia sta cambiando e la sfida dell’avvocatura sarà quella di contribuire a questo cambiamento, diventandone un punto di riferimento», ha detto Mascherin al momento della presentazione del giornale. Poi rispondendo alla lettera aperta di Pansini ha sottolineato: «So che la necessità di investire in immagine e comunicazione è da sempre fortemente avvertita dall’avvocatura, e sono altresì certo che se la nuova iniziativa avrà i risultati sperati; tutti ne saremo lieti, nessuno escluso».