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Specializzazioni della discordia per avvocati e commercialisti. In merito a quelle forensi, entrate già in vigore, arrivano le proteste delle associazioni, sia generaliste (come l’Anf) che specialistiche (come gli amministrativi dell’Unaa), oltre al ricorso al Tar avanzato dal Coa di Roma e Napoli (si veda ItaliaOggi del 5 febbraio scorso). Sul versante delle specializzazioni dei commercialisti, ancora non approvate, sono stati dichiarati inammissibili gli emendamenti al Milleproroghe che ne proponevano l’introduzione, con alcune associazioni e ordini locali che non hanno perso tempo a manifestare il loro malcontento. Avvocati. Uno dei tempi più spinosi è quello delle convenzioni che gli ordini locali dovranno sottoscrivere con le associazioni maggiormente rappresentative per organizzare i corsi. “Non dubito della qualità dei corsi delle specialistiche, ma non dubito degli altrettanti rilevanti aspetti economico e monopolistico-oligopolico e di tutto ciò che da questo deriva”, le parole del segretario generale dell’Associazione nazionale Forense (Anf) Luigi Pansini. «Poi, c’è la normativa europea in materia di concorrenza che prevede che laddove c’è attività di impresa, quale è l’organizzazione dei corsi non vi possono essere limitazioni per i soggetti che voglia organizzare corsi di formazione». Oltre alle valutazioni di Pansini, contro il decreto che ha istituito le specializzazioni forensi (dm 163/2020, pubblicato in G.U. il 12 dicembre scorso) sono arrivate le critiche dell’Unione nazionale degli avvocati amministrativisti (Unaa) in merito alla divisione in indirizzi dei settore di specializzazione. Il regolamento per le specializzazioni forensi, infatti, prevede la possibilità di conseguire il titolo in una serie di settori, tre dei quali (diritto civile, penale e amministrativo) sono a loro volta suddivisi in una serie di indirizzi. Proprio la mancata suddivisione del penale e dell’amministrativo aveva portato il Consiglio di stato a bocciare il primo regolamento del 2015. La nuova suddivisione ha avuto l’ok di Palazzo Spada, venendo invece criticata dall’Unaa durante il consiglio direttivo svoltosi lo scorso 4 febbraio: «L’Unione», si legge nella nota diffusa ieri, «ritiene che l’introduzione degli indirizzi- priva peraltro di fondamento legislativo – possa creare gravi difficoltà organizzative nella gestione del sistema delle specializzazioni, ed effetti di inutile complicazione e di confusione quanto alla possibile rilevanza esterna di tali indirizzi, specie nei rapporti con le pubbliche amministrazioni». Commercialisti. Si ferma invece, per ora, la strada delle specializzazioni per i commercialisti. Gli emendamenti presentati al ministero della giustizia dal consiglio nazionale di categoria, diventati poi proposte di modifica al milleproroghe, sono stati considerati inammissibili. Dopo l’approvazione espressa da alcuni consigli locali, come quello di Napoli, anche nei confronti di questa proposta sono arrivate delle critiche. In particolare dall’Associazione dottori commercialisti (Adc): «Il consiglio nazionale», le parole della presidente Maria Pia Nucera, «ha deliberato all’unanimità di non condividere le proposte di emendamento. In particolare, per quanto riguarda le specializzazioni, noi siamo sempre stati a favore ma non secondo queste modalità. Nel corso dell’attuale mandato più volte il tema è stato proposto dal Cndcec e mai si è giunti a una condivisione dei contenuti. È opportuno che un consiglio nazionale, che ha terminato il suo mandato, inserisca in un emendamento norme che rappresentano una svolta così epocale per la nostra professione?»