10.03.14 La Stampa – Cancellerie chiuse, avvocati in rivolta

La giustizia italiana muore di lentezza e burocrazia. A tutti i livelli. Lo dimostrano i recenti episodi di cronaca, come la decadenza del presidente della giunta regionale del Piemonte (quattro anni dopo la sua elezione) o il pronunciamento sul «Porcellum» (bocciato dalla Corte Costituzionale a «soli» otto anni dalla sua entrata in vigore). Carenza di personale
La macchinosità del sistema giudiziario ha mille cause, ma una delle più evidenti – nonché «evergreen» – è la storica carenza di personale: mancano magistrati, mancano cancellieri e mancano impiegati amministrativi.

Negli ultimi mesi, a Palazzo di Giustizia, è scoppiata la grana delle cancellerie. «Rimangono aperte poche ore – lamentano gli avvocati – e ci costringono a code interminabili che fanno perdere tempo a noi e soldi ai nostri clienti». Un problema che il presidente del Tribunale, Luciano Panzani, conosce molto bene. E al quale sta cercando di trovare una soluzione, come si può leggere nell’articolo a fianco.

Un confronto «vivace»
La scorsa settimana c’è stato un incontro tra il presidente Panzani, i dirigenti del personale amministrativo e il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati, Mario Napoli, oltre a una delegazione del Consiglio forense. Il confronto è stato, come si dice in questi casi, «vivace». In poche parole, non se la sono mandata a dire.

I vertici giudiziari hanno spiegato di non poter fare altrimenti, cioè di non poter tenere aperte più a lungo le cancellerie per evidenti carenze di personale, gli avvocati hanno ribattuto che ci sono precisi obblighi di legge sui tempi minimi di apertura, ribaditi da una recente sentenza del Consiglio di Stato. I toni, insomma, si sono alzati. E quando da una parte si è invitato gli scontenti a presentare un ricorso al Tar, dall’altra parte è stato risposto che, invece, potrebbero più facilmente partire denunce penali per «omissione d’atti d’ufficio».

Il Consiglio di Stato
Gli avvocati torinesi – si sono pronunciati anche il delegato distrettuale dell’Oua e i rappresentanti delle associazioni forensi (Aiga, Agat, Anf, Camera penale, Camera civile, giuslavoristi, amministrativisti e avvocati che si occupano di diritto di famiglia) – si fanno forti di una sentenza emessa dal Consiglio di Stato a fine febbraio.

Rispondendo a un ricorso presentato dagli avvocati di Roma proprio sul problema delle cancellerie, i giudici amministrativi hanno stabilito che gli uffici giudiziari devono tenere aperte le cancellerie almeno per cinque ore al giorno. Orario che a Torino non viene mai rispettato: da sei mesi a questa parte le ore di apertura sono scese da quattro a tre e alcuni avvocati denunciano per talune sezione civili, anche due ore al giorno.

Il presidente degli avvocati
«Il problema non è solo l’orario – taglia corto Mario Napoli, presidente del Consiglio dell’Ordine – ma più in generale di efficienza. Malgrado il clima collaborativo che è sempre esistito qui a Torino, l’insoddisfazione è generale». L’accorpamento di Pinerolo e delle sezioni distaccate ha peggiorato le cose: «Il bilancio di questi sei mesi è negativo, ma si sapeva: lo Stato ha pensato solo al proprio bilancio, non ai disagi che avrebbe creato ai cittadini e, naturalmente, anche a noi professionisti».

Domani ci sarà un nuovo incontro con il presidente del Tribunale e i dirigenti. «Adesso ci aspettiamo una soluzione concreta», afferma Napoli. Che annuncia anche l’imminente visita congiunta, con il presidente Panzani, al nuovo ministro della Giustizia Orlando.

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