Con 608 giorni per il solo primo grado di giudizio l’Italia è terzultima nella Ue per lunghezza dei processi civili. Nello ‘scoreboard’ pubblicato oggi dalla Commissione europea, utilizzando dati del 2013 della commissione per l’efficienza della giustizia (Cepej) del Consiglio d’Europa, quanto a processi lumaca, stanno peggio solo Cipro (con 638 giorni) e Malta (con 750). Nemmeno comparabili i tempi del primatista Lussemburgo, dove la sentenza arriva in 53 giorni (ed erano 200 nel 2010).
“La lunghezza dei processi danneggia l’economia” perché “è un principio del diritto romano quello che ‘una giustizia ritardata è una giustizia negata'”, avverte Vera Jourova, la Commissaria europea per la giustizia che, presentando le pagelle 2015, aggiunge: “Il nostro strumento per intervenire sono le raccomandazioni specifiche per paese” previste nella procedura del Semestre europeo. “Non saremo aggressivi”, aggiunge, lasciando intendere che, tra le raccomandazioni di riforme strutturali per la correzione degli squilibri macroeconomici, per l’Italia arriverà l’ennesimo richiamo sulla giustizia.
Lo ‘scoreboard 2015’ tiene conto di tre fattori: ‘efficienza’ e ‘qualità’ del sistema giudiziario nonché ‘indipendenza’ percepita dei giudici. I ‘voti’ di quella italiana migliorano solo in alcuni indicatori, come l’aumento delle donne tra i giudici di Cassazione: +15% tra 2007 e 2014, del 15%, secondo miglior dato dopo quello del Lussemburgo (+30%). Più contenuta, ma in linea con i migliori in Ue, l’avanzata delle donne tra i giudici di prima (+3,7%) e secondo grado (+8,1%).
Ad allarmare è il continuo peggioramento dei tempi per i processi civili: la durata era di 493 giorni nel 2010 e di 590 nel 2012. Così anche l’incidenza di cause pendenti in Italia è la terza peggiore tra i 28 paesi Ue: 5,3 ogni 100 abitanti (peggio solo in Grecia con 5,6 e a Cipro con 6,1). Ma almeno il trend è in riduzione: erano 6,3 nel 2010, 5,5 nel 2012. A spiegare i 608 giorni necessari alla giustizia italiana, non basta il basso numero di giudici civili: 11 ogni 100mila abitanti. Se in Germania (dove si arriva a sentenza in 192 giorni) sono 23,9, in Francia (dove i processi di primo grado si chiudono in 308 giorni) sono solo 10,7 ed in Danimarca (quinti assoluti per velocità con 164 giorni) sono appena 6,3. E la ‘litigiosità’ italiana è la stessa della Francia: 2,7 cause ogni 100 abitanti, dato peraltro in drastico calo (4,0 nel 2010). Ma preoccupa anche la “percezione di indipendenza” del sistema giudiziario, che in Italia peggiora. Secondo dati del World Economic Forum citati nello ‘scoreboard’ della Ue, l’Italia è al sestultimo posto, assieme alla Romania, con un rating di 3,5 su 7 per il biennio 2013-2014. L’indicatore era di 3,8 nel 2010-12 e 3,6 nel 2012-13. Peggio di noi: Slovenia (3,4), Spagna e Ungheria (3,2) e Bulgaria e Slovacchia (2,3). All’altro capo della classifica: Finlandia (6,6), Danimarca (6,5) e Irlanda (6,3).