10.04.15 Libero – Niente tornelli e una tessera falsa, così si può fare una strage a Milano

Si sbilancia perfino il ministro della Giustizia Andrea Orlando e ammette che qualcosa non ha funzionato perché «il sistema nel suo insieme ha visto il compiersi di errori gravi» e promette di rivedere le regole, dopo la strage che si è consumata ieri al palazzo di giustizia di Milano. Sarebbe stato, se non proprio impossibile, altamente improbabile un episodio simile nei tribunali di Bergamo, di Como, di Cremona, di Monza. Sono edifici meno mastodontici e di costruzione più recente, con varchi di accesso adeguati ad affrontare il pericolo di un’intrusione violenta. Sull’esempio degli ingressi delle filiali bancarie, i sistemi di sicurezza nelle sedi giudiziarie di provincia prevedono porte girevoli, tornelli, gabbiotti anche per gli avvocati. Nessuna corsia privilegiata per loro, almeno fino a quando non si arriva di fronte agli addetti ai controlli e si esibisce il tesserino dell’ordine degli avvocati. Dove ha sede la procura più famosa d’Italia per le inchieste su Tangentopoli e su Silvio Berlusconi, comunque, c’è un buco. È uno degli obiettivi sensibili, inserito nell’elenco dei siti da proteggere dalla minaccia del terrorismo. Per molto tempo era stato presidiato da carabinieri di leva, non addestrati a leggere i dati dal metal detector. Ora l’incarico è passato a imprese specializzate. Ma, come si è visto, non tutto è blindato come ci si attenderebbe. Tanto che per il presidente dell’Organismo unitario dell’Avvocatura, Mirella Casiello, è «alta la preoccupazione per il nodo sicurezza in un tribunale importante come quello milanese» ed Ester Perifano, segretario dell’Associazione nazionale forense, chiede «una seria e approfondita riflessione sullo stato della sicurezza dei tribunali italiani», mentre per Pietro Faranda, vicepresidente dell’Oua milanese, è stato «un giorno terribile che speriamo faccia riflettere tutti». Sono molte le responsabilità da condividere, almeno una per ogni diversa autorità che presiede ai vari servizi di sicurezza. All’interno la competenza è del procuratore generale presso la Corte d’appello (nel caso di Milano è Manlio Minale) che per prassi la affida ai carabinieri. All’esterno, spetta al proprietario dell’immobile, e in ogni caso al Comune, che dispone le misure di vigilanza d’intesa con la prefettura e, di solito, appalta a società private. Per complicare ulteriormente le cose, la gara può anche essere suddivisa in diversi lotti. Magari anche per risparmiare un pochino, così si può spendere qualche euro in più per le intercettazioni. Ma «dopo questa strage e il dolore di oggi assumiamo un impegno forte, in memoria del giudice Fernando Ciampi, a dedicare le nostre energie per assicurare più mezzi, risorse e sicurezza e un maggiore riconoscimento ai magistrati che, insieme al personale e agli avvocati, ogni giorno compiono il loro dovere con dedizione al servizio della giustizia e delPaese»,afferma il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, nel corso dei suo intervento al plenum del Consiglio. A Milano, su sette varchi complessivi, sei sono presidiati da un gruppo della provincia di Biella, la Allsystem, che si è aggiudicato anche la gara per l’Expo. L’ispezione è rigorosa: cinture, telefoni, monete, chiavi, accendini devono passare ai raggi x prima di essere portati all’interno. Perfino gli ombrelli rimangono fuori. Perciò il killer ha scelto il settimo ingresso, quello di via Manara, affidato a una cooperativa e, stranamente, l’unico privo di metal detector. Proprio da lì, dove dodici anni fa un inviato di Striscia la notizia era riuscito a entrare con una pistola finta, le telecamere hanno registrato il passaggio di Claudio Giardiello, senza peraltro rilevare l’arma da fuoco che portava con sé. Gli è bastato sventolare un documento falsificato ma simile alla tessera di riconoscimento degli avvocati, per passare senza problemi. O almeno questa è la versione accreditata dal procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati.

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