Un balletto infinito. La mediazione obbligatoria potrebbe essere di nuovo a rischio. O forse no. Difficilmente un paradosso avrebbe potuto essere più efficace. Un fiume di sentenze e carte bollate accompagna da anni un provvedimento nato proprio per ridurre sentenze e carte bollate. La mediazione obbligatoria per cause civili sembrava essere ormai al sicuro da attacchi giuridici dopo aver superato lo scoglio della incostituzionalità. Ieri però il Consiglio di Stato ha rimandato la «patata bollente» al Tar del Lazio ritenendo che «le questioni sottoposte appaiono meritevoli di una valutazione nel merito». A far ricorso al Tar era stato l’Organismo unitario dell’avvocatura che chiedeva la sospensione della mediazione ritenendola «uno strumento che nega ai cittadini l’accesso immediato alla giustizia pubblica. Una palese stortura del nostro sistema giudiziario, un filtro inaccettabile».
Del resto l’Oua è un nemico storico della mediazione, considerato che dal primo ricorso alla Corte Costituzionale era nata la sentenza di incostituzionalità per eccesso di delega che aveva fatto tramontare la prima forma di conciliazione. Poi, tra decreti legge e ulteriori ricorsi al Tar, è tornato lo strumento che prevede, obbligatoriamente, un preventivo tentativo di accordo tra le parti e solo in caso di fallimento un passaggio alle aule di tribunale.
Adesso quali saranno le conseguenze di questa sentenza? All’Oua ne sono certi: si tratta dell’anticamera di una nuova bocciatura per la mediazione obbligatoria. Dal mondo delle mediazioni invece arrivano smentite secche e piccate. Per loro si tratta di una vittoria: la negazione di una sospensiva equivale a un’approvazione. Anzi, c’è anche chi è pronto a passare alle vie legali denunciando l’Oua per danni. Faranno prima una conciliazione?
Isidoro Trovato