13.03.15 Il Sole 24 Ore – «Troppa discrezionalità ai magistrati»

INTERVISTA FABIO ROIA PRESIDENTE DELLA SEZIONE MISURE DI PREVENZIONE DEL TRIBUNALE DI MILANO

Un provvedimento certo utile e sollecitato dalla magistratura associata, ma che poteva essere scritto meglio. In un primo giudizio sul decreto approvato ieri definitivamente dal consiglio dei ministri Fabio Roia, presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Milano, è combattutO.

Dottor Roia, siamo davanti a un intervento che deve allarmare i cittadini? Si può parlare di depenalizzazione?

No, assolutamente. Si tratta di un istituto, già applicato nella giustizia penale, per i minori e per i reati di competenza del giudice di pace. Si attenua l’obbligatorietà dell’azione penale, ma rimane un controllo dell’autorità giudiziaria, e si punta a celebrare processi per condotte che hanno almeno un grado minimo di gravità.

Nel perimetro di applicazione dell’archiviazione per tenuità rientrano tutti i reati con pena massima fino a 5 anni. Troppo?

Forse sì. Ne intuisco la ragione, quella di escludere i reati che rendono possibile l’applicazione della custodia cautelare, ma si sarebbe forse potuti essere un po’ più prudenti e mettere un limite a 4 anni. E prevedere qualche esclusione specifica in più, basti pensare che è compresa invece tutta la materia dell’infortunistica sul lavoro.

I margini di discrezionalità del giudice sembrano essere assai ampi e solo in parte mitigati dalle modifiche al testo introdotte dopo il passaggio parlamentare…

Questo mi sembra il vero nodo rimasto da sciogliere. I margini sono effettivamente ampi, più estesi comunque di quelli previsti dall’ordinamento per le altre cause di non punibilità. C’è sicuramente un problema di indeterminatezza dell’istituto. Molto rischia di pesare anche il profilo del magistrato, se, per esempio, attento in modo particolare alle esigenze della vittima, sarà più esitante nell’archiviare. Io, ad esempio, eviterei di archiviare in caso di furto ai danni un anziano oppure di lesioni anche minime ma in contesto di maltrattamenti familiari.

Ma i limiti introdotti nella versione finale del decreto non precisano meglio la fattispecie?

Non troppo. È scritto, tra l’altro, che l’archiviazione è impossibile in presenza della dichiarazione di delinquente abituale. Si tratta di una dichiarazione che non viene pressoché mai pronunciata. Non ne ho vista quasi nessuna. Oppure la crudeltà della condotta, concetto anch’esso assai scivoloso, basti pensare alla recente sentenza della Cassazione sul «caso Parolisi» che ha escluso la crudeltà pur in presenza di un omicidio commesso con diverse coltellate…E poi la commissione di più reati della stessa indole esclude la non punibilità, già ma quanti reati, qual è il limite di tolleranza per i furti in supermercato per ragioni di bisogno?

Quindi si rischia un’applicazione assolutamente disomogenea?

Forse sì. Per dare un po’ più di uniformità si sarebbe magari potuta agganciare l’archiviazione alla recidiva oppure al risarcimento del danno. Ma sono solo esempi a caldo…

 

Giovanni Negri

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