14.02.14 Italia Oggi – Sospesa la mediazione obbligatoria. Anzi no

L’ordinanza del Consiglio di stato sospende la mediazione obbligatoria, anzi no. All’indomani della pubblicazione dell’ordinanza del Cds, fa discutere l’interpretazione della stessa. Secondo lo studio legale che assiste l’Organismo unitario dell’avvocatura, infatti, l’effetto immediato della decisione è la sospensione dello strumento reintrodotto dal decreto del Fare (si veda ItaliaOggi di ieri). Per fugare ogni dubbio, il presidente dell’Oua, Nicola Marino, chiederà oggi al Consiglio di stato «una nota chiarifi catrice sulla questione della sospensione». Sì perché attorno all’ordinanza n. 607/2014, si sta creando un vero e proprio dibattito, con consiglieri dello stesso ordine territoriale che diffondono interpretazioni differenti. A parere di alcuni ordini e dei mediatori, infatti, l’ordinanza ha come unico effetto il rinvio della decisione al Tar del Lazio. Secondo Isabella Maria Stoppani, consigliere dell’ordine di Roma, il collegio «ha semplicemente ordinato al Tar di fi ssare sollecitamente l’udienza di merito. Qualunque notizia diffusa ai colleghi romani circa l’immediata sospensione dell’obbligo di presentare istanza di mediazione», continua Stoppani, «è destituita di fondamento e rischia di indurre in errori le cui conseguenze potrebbero essere fortemente dannose». Il consigliere invita pertanto il Consiglio «a prendere posizione chiarendo al reale e inequivocabile portata dell’ordinanza del Consiglio di stato». A parere di Fabrizio Bruni, anch’egli consigliere dell’Ordine degli avvocati di Roma e dell’Associazione degli avvocati romani, costituita in giudizio nel procedimento, «non si deve presentare l’istanza di mediazione per alcun tipo di giudizio. Il Consiglio di stato accoglie l’appello Oua che chiedeva la sospensione del regolamento dm 180/2010 e ordina al Tar la sollecita fi ssazione dell’udienza di merito. Chiediamo al legislatore di dimenticare uno strumento concepito in modo errato con l’introduzione di un adempimento coattivo a favore della giustizia delegata a soggetti privati».

Gabriele Ventura

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