Il tribunale di Roma ha sospeso ieri il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin e
altri otto consiglieri (tra cuiil vicepresidente) per aver superato il limite massimo di
due mandati consecutivi stabilito dall’articolo 34 dell’ordinamento forense (legge 247/2012) e confermato negli ultimi due anni prima dalla Cassazione e poi dalla Corte costituzionale (oltre a essere stato oggetto di un apposito
provvedimento governativo).
La vicenda è finita davanti al ribunale di Roma perché lo scorso 23 ottobre il Tar Lazio aveva dichiarato il proprio difetto di giurisdizione rispetto al giudice ordinario.
Il provvedimento di ieri ha una natura cautelare, per il merito bisognerà aspettare i ricorsi pendenti che dovrebbero essere discussi dopo la seconda metà di aprile.
È stata la Corte di cassazione, con la sentenza 32781 del 19 dicembre 2018, ad aprire la questione del limite massimo di due mandati consecutivi ai vertici degli ordini forensi. Il divieto è espressamente previsto dall’ordinamento forense sia per i Coa che per il Cnf, ma la Cassazione aveva trattato solo la questione degli ordini locali. Il Consiglio nazionale, tuttavia, non accolse immediatamente la decisione della Corte, discutendo l’applicazione retroattiva
della norma; secondo il Cnf, il calcolo doveva partire dal momento dell’approvazione
della cosiddetta legge Falanga (legge 113/2017).
La questione ha portato prima all’approvazione di un decreto governativo (dl 2/2019) e, successivamente, a una pronuncia della Consulta che confermava la valenza retroattiva (sentenza 173/2019).
Sulla scia di queste decisioni, le associazioni di categoria hanno presentato una serie di ricorsi rivolti però ai consiglieri eletti al Cnf (nel dicembre del 2018) e non a quellidei Coa. Di qui la sentenza del Tar dello scorso ottobre
e la pronuncia del tribunale di Roma di ieri, che ha sospeso con effetto immediatoil presidente del Cnf Andrea
Mascherin, il vicepresidente Giuseppe Picchioni e i consiglieri Pasqualin, Magnano di San Lio, Savi, Arena,Orlando e Baffa (per Baffa si tratta della conferma di una precedente decisione sul merito). Il tribunale di
Roma ha emesso ier, come detto, un provvedimento di natura cautelare, ma questo per via del ricorso ex art.
700 cpc presentato. Sono giàpendenti, e verranno discussise si riuscirà entro la fine di
aprile, ricorsi nel merito.
«Fermo restano la gravità del momento», afferma Massimiliano Cesali, presidente di Movimento forense,«siamo orgogliosi di vedere ripristinata la legalità nel vertice dell’avvocatura, conl’accoglimento del ricorso da
parte del tribunale di Roma.
Non abbiamo dubbi», conclude Cesali, «che chi subentrerà al vertice dell’organodi rappresentanza degli avvocati saprà gestire questo momento di difficoltà».
«Sia rispettato il provvedimento e di esso ne prendano atto anche il ministro della
giustizia, la politica e tutte le componenti dell’avvocatura; finalmente al capolinea una vicenda avvilente che si è
protratta fin troppo a lungo», è il commento del segretario generale di Associazione nazionale forense Luigi Pansini. «L’attenzione di questi giorni, però, deve continuare ad essere rivolta ai colleghi, all’emergenza sanitaria nazionale e all’individuazione delle migliori misure per regolamentare l’attività giudiziaria nei prossimi mesi, persostenere il lavoro, il welfare e i redditi dei professionisti e per convivere con le restrizioni che l’emergenza sta imponendo, anche sul piano dei diritti, su tutto il territorio nazionale».