15.02.17 Il Fatto Quotidiano – Avvocati ” poveri ” , adesso si cambia: ” Via al divieto di lavoro dipendente

Non tutti gli avvocati sono ricchi. Anzi, è esattamente il contrario: la maggior parte dei legali italiani appartiene a una fascia di reddito medio-bassa, e guadagna meno di 20 mila euro all ‘ anno. E tra questi vi è pure una buona fetta che con le proprie entrate mensili si aggira attorno alla cosiddetta soglia di povertà relativa. Con buona pace di tutti gli anni passati tra infiniti manuali di diritto e pratica gratuita presso lo studio. IL TEMA della disuguaglianza economica interna alla categoria degli avvocati è tanto evidente quanto, spesso, sottovalutato. Sebbene esistano studi legali con volumi d ‘ affari superiori ai 100 milioni di euro annui, l ‘ altra faccia della professione è composta da un esercito di persone costrette a barcamenarsi. Per avere un saggio di questa forbice, basta dare un ‘ occhiata alle dichiarazioni dei redditi, aggiornate al 2014, di tutti gli iscritti all ‘ ordine forense. In quell ‘ anno le entrate totali dei professionisti si attestavano intorno agli otto miliardi di euro che, divisi per i circa 235 mila legali, farebbero 34 mila euro annui a testa. La realtà, però, è molto meno equa di questa semplice media matematica. Il 7,5% più ricco (parliamo di soli 16 mila avvocati) si accaparra infatti da solo 3,9 miliardi di euro. Praticamente quasi la metà di tutti i guadagni finiscono nelle mani di una minima percentuale. Nella zona più povera, invece, sono in ben 57 mila a spartirsi solo 291 milioni. In altri termini, percepiscono meno di 10.300 euro all ‘ anno. Questi, insieme a chi dichiara reddito zero e a chi non supera i 20 mila euro, rappresentano il 56% del totale iscritti.

Quali le cause di questa disparità? Probabilmente, la solita questione del numero troppo elevato di avvocati, che finisce per premiare gli studi ben avviati a discapito dei giovani privi di clientela. Ma c ‘ è anche un fattore che in questi giorni è posto all ‘ attenzione dalla Consulta delle professioni Cgil insieme all ‘Associazione nazionale forense e alla Mobilitazione generale avvocati. Si tratta dei cosiddetti sans papier : legali che svolgono la propria attività al servizio di studi ma in maniera formalmente autonoma. Il problema, secondo il sindacato e le due associazioni, è che spesso queste persone collaborano solo con un committente e il rapporto di lavoro ha di fatto tutte le caratteristiche della subordinazione. Tuttavia, la legge italiana vieta agli studi legali di assumere avvocati come dipendenti veri e propri. Una disposizione che Cgil, Anf e Mga vogliono superare attraverso una proposta per la quale è partita la raccolta firme. Il testo prevede semplicemente l ‘ abolizione del divieto e l ‘ applica zione di un contratto di categoria agli avvocati assunti.

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