16.02.22 La Stampa – Referendum giustizia, esulta Salvini: “Vittoria, centrodestra non ci è mai riuscito in 30 anni”. Il Pd chiede l’intervento del Parlamento

La notizia del via libera data dalla Consulta ai quattro quesiti referendari sulla giustizia ha scatenato una ridda di reazioni di segno opposto. Esulta il leader della Lega Matteo Salvini, che aveva proposto i quesiti referendari: «Primi quattro Referendum sulla Giustizia dichiarati ammissibili e presto sottoposti a voto popolare: vittoria! #ReferendumGiustizia», scrive su Twitter. E più tardi, a margine, sottolinea: «Siamo qui a festeggiare quello che il centrodestra non è riuscito a fare in trent’anni. Sono felice. Ora lo faranno i cittadini». Gli fa eco Claudio Borghi, anche lui con un cinguettìo: «Emergo dall’audizione e vedo che sono stati dichiarati ammissibili i referendum sulla giustizia. Occhio che potrebbero essere un punto di svolta epocale».

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La reazione dell’Associazione nazionale forense
«Bene l’approvazione da parte della Consulta dei primi quattro quesiti referendari sulla giustizia. L’esercizio della scelta informata e ponderata dei cittadini su importanti temi di amministrazione della giustizia è un ottimo esercizio di democrazia diretta. Soprattutto considerando l’incapacità, in questi anni, del Parlamento di intervenire, nonostante ve ne fosse evidente necessità». Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione nazionale forense Giampaolo Di Marco. «Va però anche detto – osserva – che alcuni dei quattro quesiti referendari dichiarati ammissibili mal si prestano a dar luogo a normative adeguate e condivisibili». E «sarebbe quindi opportuno che il legislatore cogliesse l’occasione per intervenire su molti dei temi referendari, con interventi di risistemazione complessiva dell’assetto normativo». Il primo quesito «relativo all’abrogazione di disposizioni in materia di candidabilità nell’elezione del Csm – evidenzia – si limita ad abrogare l’obbligo per un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Csm, e si tratta dunque di intervento minimale, che non potrà avere ripercussioni sul sistema di elezione dei componenti togati». Il secondo quesito «che si propone di limitare l’abuso delle misure cautelari (carcerazione preventiva, arresti domiciliari, divieto di dimora ecc.) prevedendo la possibilità di procedere alla privazione della libertà per il rischio di ‘reiterazione del medesimo reato’ solo per i delitti di criminalità organizzata, di eversione o per i reati commessi con uso di armi o altri mezzi di violenza personale, è in sé condivisibile – sottolinea De Marco – ma data la complessità tecnica del tema sarebbe preferibile un intervento del legislatore». «Bene il quesito sulla separazione delle funzioni dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti. Si tratta di una importante questione di civiltà giuridica, su cui è importante che i cittadini siano chiamati ad esprimersi. Desta invece preoccupazione il quesito sulla cosiddetta legge Severino – conclude il segretario Anf – perché prevede l’abrogazione dell’intera norma, non solo delle parti più controverse, anche nella parte in cui, per esempio, prevede l’incandidabilità alle elezioni per coloro che hanno riportato condanne definitive per gravi reati».

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