16.06.14 Il Sole 24 Ore – La faticosa ricerca dell’efficienza perduta

La forza di attrazione del vecchio e l’obbligo del cambiamento. L’ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione. Invita a spolverare qualche luogo comune la vicenda del processo civile telematico a due settimane dal debutto. Ed è un po’ il paradigma delle riforme nel sistema Italia, con fughe in avanti e repentini sguardi all’indietro.
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha confermato la partenza, ma si è cautelato prevedendo che il canale digitale sarà utilizzabile solo a richiesta per le cause in corso. Una decisione troppo timida? Forse. Ma che ha il pregio di tenere conto di un duplice ordine di ragioni. Quelle, almeno critiche, evidenziate dalla ricerca condotta dal Sole 24 del Lunedì sui dati del Csm e del ministero stesso e le indicazioni che arrivano da chi lavora sul territorio. Magistrati e avvocati in prima fila. Sono stati loro, nel tavolo aperto al ministero, a confrontarsi con la tentazione di chiedere uno slittamento, che nessuno ha ufficializzato per non trovarsi con il cerino in mano, e la consapevolezza però che sul territorio molto resta ancora da fare.
Allora la via messa a punto dal ministro è perlomeno realistica. Tiene conto del fatto che indietro non si può e non si deve tornare; che la strada dell’utilizzo via via più intenso del canale telematico è cruciale per l’amministrazione della giustizia; che non tutto, come nel recente e meno recente passato si è provato a fare, può essere risolto attraverso modifiche al Codice di procedura; che servono anche misure di natura organizzativa e gestionale in tempi non certo favorevoli all’espansione della spesa pubblica.
I dati dell’inchiesta che presentiamo oggi mettono in luce una percentuale di soddisfazione sulla dotazione tecnologica (dai portatili alle stampanti agli scanner) assai oscillante da parte dei vertici degli uffici giudiziari, una quantità di atti digitali depositati da parte dei magistrati che doppia quanto fanno gli avvocati, notifiche telematiche che stentano a decollare. Insomma, una fotografia che non giustifica eccessivi ottimismi. E che oltretutto testimonia di difficoltà non necessariamente concentrate in un’area del Paese o presso una specifica tipologia di uffici giudiziari.
La fase di transizione dal cartaceo al digitale, così, non sarà tranquilla; tanto da avere spinto Orlando a raccomandarsi di non intasare le cancellerie nei giorni precedenti la scadenza del 30. Il decreto legge varato venerdì dal Consiglio dei ministri prova ad affrontare l’emergenza e magari in fase
di conversione altri elementi di criticità del passaggio
al digitale potranno
essere affrontati.
Tuttavia, e tanto più in questa fase, a un’assunzione di responsabilità vanno chiamati innanzitutto gli operatori. Con gli avvocati in prima linea. Il ministro Orlando sta provando a inaugurare una nuova stagione nel rapporto con i legali. Più all’insegna del confronto e meno di quello scontro che aveva caratterizzato l’amministrazione Cancellieri. Nel rispetto delle diverse competenze e responsabilità (già è in vista per la prossima settimana un nuovo decreto legge con le misure per affidare agli avvocati ambiti di gestione del contenzioso) è chiaro che l’introduzione su larga scala del processo telematico rischia di fallire senza la collaborazione del mondo forense. Nessuna delle organizzazioni dell’avvocatura ha frenato sinora, ed è un viatico che induce a ben sperare. Gli stessi magistrati hanno segnalato le difficoltà di gestione cui pure nel decreto si è provato a rimediare, ma lo spirito è certo di collaborazione. Un’unità di intenti che non va dispersa.

Giovanni Negri

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