16.07.18 Il Sole 24 Ore – Doppio percorso per i futuri legali

Dopo l’estate. Corsi di formazione obbligatori si affiancheranno alla pratica e l’esame di Stato diventerà più severo – Ma pende il ricorso davanti al Tar e c’è già una richiesta di proroga
Nelle Linee guida del Consiglio nazionale forense soluzione di casi concreti e simulazioni processuali

Autunno di cambiamenti per i giovani che aspirano a diventare avvocati. Dal 28 settembre per accedere alla professione forense, i laureati in giurisprudenza dovranno affiancare ai tradizionali 18 mesi di praticantato anche la frequenza di corsi di formazione di carattere teorico, con verifiche intermedie e finali.Dopo innumerevoli rinvii, nella sessione di dicembre, dovrebbero inoltre debuttare le “nuove” regole sull’esame di Stato: niente consultazione dei commentari e passaggio all’orale solo per chi ha ottenuto la sufficienza in tutte e tre le prove scritte.

Dopo più di cinque anni, costellati di polemiche, proroghe e ricorsi giudiziari sta quindi per diventare operativa la revisione del percorso di accesso alla professione voluta dalla legge di riforma forense (247/2012). In quest’ambito la legge 247, oltre a dettare regole direttamente operative, prevedeva quattro decreti attuativi fra cui il Regolamento con la nuova disciplina dell’esame di Stato (messo a punto nel 2016 ma continuamente prorogato) e quello sui corsi di formazione, varato a febbraio scorso.

Ma i colpi di scena potrebbero non essere finiti. Il decreto sui corsi di formazione (Dm 17/2018) è stato infatti impugnato dall’Anf (l’Associazione nazionale forense) di fronte al Tar Lazio. E non sarebbe la prima volta che un decreto di attuazione della legge 247 deve essere riscritto perché bocciato dal giudice amministrativo (si veda la scheda sotto).

I corsi di formazione

Fatte salve sorprese giudiziarie, i laureati iscritti alla pratica dal 28 settembre dovranno affiancare ai 18 mesi di tirocinio la frequenza di un corso di formazione. Per garantire omogeneità di preparazione e di valutazione, il Consiglio nazionale forense (Cnf), ha messo a punto delle Linee guida con le indicazioni sui contenuti dei corsi, sul sistema di accreditamento e sui costi a carico dei praticanti.

Il provvedimento è stato inviato agli Ordini locali . «Sono state chieste piccole modifiche – spiega Francesca Sorbi, membro del Cnf – di cui si terrà conto nella definitiva stesura».

Il metodo di insegnamento indicato dalle Linee guida è quello “casistico”, in cui il docente sottopone un caso controverso, preferibilmente di carattere interdisciplinare che i tirocinanti dovranno “risolvere”.

I corsi, che devono avere una durata minima di 160 ore distribuite nell’arco dei 18 mesi di praticantato, dovranno essere organizzati dai Consigli dell’ordine attraverso le scuole forensi o in collaborazione con associazioni forensi o con le università. È prevista una verifica finale (oltre a due intermedie) il cui superamento è indispensabile per ottenere il certificato di compiuto tirocinio, necessario per iscriversi all’esame di Stato.

Il numero di iscrizioni potrà essere programmato ma in base al Dm la possibilità di accesso ai corsi dovrà essere «garantita ad ogni tirocinante».

Il nuovo esame di Stato

L’addio alla consultazione dei codici commentati con dottrina e giurisprudenza durante le prove scritte, debutterà nella prossima sessione, prevista per dicembre 2018. La novità, fortemente temuta dagli aspiranti avvocati, si accompagnerà ad un altro giro di vite contenuto nella stessa legge 247 ma non ancora operativo: per superare gli scritti sarà necessario ottenere la sufficienza (ossia un punteggio minimo di 30) in tutte e tre le prove, ossia nei due pareri motivati, in materia civile e penale e nella redazione di un atto giudiziario.

Un’ ulteriore proroga è stata però chiesta al neoministro della Giustizia, Alfonso Bonafede da Luigi Pansini, segretario dell’Anf.

Il Sole 24 Ore – 

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