Ingiuria, art. 594 del codice penale. La commette chiunque offenda «l ‘ onore o il decoro di una persona presente». È il classico esempio di reato che intasa il lavoro dei giudici, con una sproporzione tra gravità dell ‘ offesa e costi per lo Stato. Per sanare situazioni di questo tipo, snellendo le procedure ma garantendo comunque sanzioni spesso più severe di quelle attuali, il governo ha varato ieri un pacchetto di depenalizzazioni. Il grande assente è il reato di immigrazione clandestina. Lo stesso Renzi ha ammesso pochi giorni fa che «non serve a nulla», ma ragioni di opportunità politica hanno indotto a un rinvio. L ‘ elenco delle condotte che non saranno più reato e non graveranno sulla fedina penale, è però corposo e comprende anche interventi su cannabis e guida senza patente. Il primo ha fatto rizzare le antenne a qualcuno, ma non è una legalizzazione. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin lo ha detto con forza: «Nessuna depenalizzazione» della coltivazione di cannabis ad uso terapeutico, solo di «interventi procedurali in impianti autorizzati per legge». In sostanza la misura riguarda chi viola l ‘ autorizzazione alla coltivazione a scopo scientifico o per produrre farmaci. Maglie strette, quindi, al di fuori delle quali coltivare cannabis resta reato. Tanto che Antigone, che difende i diritti dei detenuti, lamenta che non ci sarà «impatto sulle carceri né su chi si cura con la cannabis terapeutica, autocoltivandola, con tutte le conseguenze penali del caso». Analoga transizione a illecito amministrativo è prevista per la guida senza patente: la prima volta che si è pizzicati, non sarà più reato. Finora la sanzione era da 2.257 a 9.032 euro, ma doveva comminarla un giudice dopo un processo. E la prescrizione mandava spesso tutto in fumo. Ora invece per chi guida con la patente non in regola scatterà la confisca del mezzo e una multa ben più salata: da 5mila a 30mila euro. In caso di recidiva resta la sanzione penale. Per la presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti (Pd) i decreti rispondono all ‘ esigenza di «trasformare in illeciti amministrativi e civili reati bagatellari e residuali». Nel novero: omesso versamento di ritenute previdenziali entro i 10 mila euro, atti osceni, pubblicazioni e spettacoli osceni, rifiuto di prestare la propria opera in occasione di tumulto, abuso della credulità popolare, rappresentazioni teatrali e cinematografiche abusive, atti contrari alla pubblica decenza, noleggio di materiale coperto da copyright, installazione e uso di impianti abusivi di carburante. La sanzione varierà da 5 mila a 30 mila euro. Altri reati come ingiuria, danneggiamento semplice, appropriazione di cose smarrite, furto da parte di un comproprietario, falsità in scrittura privata, diventano illeciti civili. La persona offesa non dovrà più querelare, ma chiedere risarcimento danni al giudice civile.
Dubbi e certezze
L ‘ Associazione nazionale forense, a esempio, è scettica sulla trasformazione in illecito civile del falso in scrittura privata, «molto spesso spia di ben più gravi illeciti penali, quali la truffa o reati societari». Non ha dubbi invece la presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti (Pd): i decreti di depenalizzazione rispondono a una logica di «rigore assoluto e rafforzamento del dispositivo penale nei confronti dei delitti gravi».