Iniziare un processo nel 1998 e dopo 15 anni ritrovarsi con una sentenza del Consiglio di Stato che ti dà ragione e con un’ammenda di oltre 3 mila euro da pagare. Succede pure questo nel Paese dei paradossi. Il protagonista di questa assurda storia – lo chiameremo Aldo – dopo aver subito un processo «irragionevolmente lungo», ovvero più lungo dei sei anni previsti dalla legge Pinto, decide di richiedere risarcimento allo Stato. La domanda per l’indennizzo deve essere presentata entro sei mesi da quando la sentenza è passata in giudicato. Quella di Aldo, dice il Consiglio di Stato, diventa definitiva solo nell’aprile del 2014. Il ricorso alla Corte d’Appello per ottenere l’indennizzo può finalmente partire. Quando arriva la risposta dei giudici, Aldo e il suo legale, Gianluca Tucci, rimangono di stucco. Il ricorso non è ammissibile: presentato troppo tardi. La Corte sostiene infatti, contraddicendo il Consiglio di Stato, che la sentenza fosse definitiva già dall’ottobre del 2013. Oltre il danno, la beffa. Bisogna anche che Aldo paghi più di 3 mila euro di ammenda per le cosiddette «spese di lite». Solo un caso che fa capire quanto sia difficile per chi è vittima della giustizia lenta ottenere i risarcimenti. Anche perché, se già i paletti per presentare domanda erano rigidi, con le modifiche apportate dalla legge di Stabilità 2016, gli indennizzi sono diventati un miraggio. Ad esempio sono state abbassate le somme dei risarcimenti. Ma non finisce qui. Per ottenerli il cittadino dovrà chiedere al giudice di accelerare il contenzioso. Nel civile, significa che l’interessato dovrà rinunciare al rito ordinario, riducendo così il suo diritto a difendersi. Un percorso ad ostacoli che sembra creato ad hoc per risparmiare. Una cifra aiuta a capire: il debito accumulato dallo Stato nei confronti dei cittadini a causa dei processi lumaca è di oltre 455 milioni di euro. «Ogni anno in Italia» spiega il segretario dell’Associazione nazionale forense Luigi Pansini «vengono presentate circa 12 mila istanze, di queste ben 2.400 superano di 7 anni i termini di legge». C’è addirittura chi sconsiglia ai cittadini il ricorso alla legge Pinto: «Ci siamo resi conto che spesso le spese legali sarebbero maggiori dei risarcimenti» dice l’avvocato Gabriele Magno dell’Associazione nazionale vittime errori giudiziari «è una strada che è stata volutamente resa difficile».