19.02.15 Il Sole 24 Ore – Nel caos le elezioni forensi

Precipitano nel caos le elezioni per il rinnovo dei consigli dell’ordine forense. Il Consiglio di Stato, con ordinanza depositata ieri, ha infatti accolto un ricorso presentato da Anai stabilendo la sospensione del regolamento del ministero della Giustizia che disciplina le consultazioni. Nello stesso tempo il Consiglio di Stato ha fatto trasmettere il provvedimento al Tar Lazio per la «sollecita» fissazione dell’udienza di merito che potrà mettere un primo punto fermo alla questione che da tempo rende accidentato un passaggio cruciale per l’avvocatura.

Di più, però, il Consiglio di Stato, sia pure in maniera assai sintetica, come giustificato dalla procedura d’urgenza, si sofferma sulle ragioni del ricorso e cioè sulla mancata tutela delle minoranze con la possibilità di presentare liste che potenzialmente potrebbero aggiudicarsi la totalità dei posti di consigliere, in barba alla regola dei due terzi che potrebbe essere superata nel nome della parità di genere.

Così, sottolinea l’ordinanza, «appaiono condivisibili le censure che evidenziano il contrasto tra la disciplina dettata dalla legge n. 247 del 31 dicembre 2012 e il regolamento impugnato in merito alla tutela delle minoranze che, in un ente pubblico di carattere associativo, ben rifluiscono sui temi dell’imparzialità dell’amministrazione, di cui all’articolo 97 comma 2 della Costituzione». Inoltre «proprio ai fini della tutela dei detti principi, pare praticabile un’interpretazione in cui il limite di voti di cui all’articolo 28 comma 3 della citata legge sia da considerarsi insuperabile, ferma restando la possibilità di prevedere, entro l’evocato confine, modi di espressione delle preferenze ulteriori tese a salvaguardare le differenze di genere, come nel sistema già vagliato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 4 del 14 gennaio 2010».

In altre parole, e un po’ fuori dal giuridichese, il Consiglio di Stato apre a una possibilità che faccia convivere tutela delle minoranze e misure per favorire la parità di genere; determinante comunque la conservazione di una quota di consiglieri che possono essere attribuiti a liste diverse da quella vincente.

E ieri il Consiglio nazionale forense, nel comunicare agli ordini le pronunce del Consiglio di Stato (ne è stata depositata un’altra, ancora più sintetica, su ricorso del sindacato avvocati di Bari aderente ad Anf), ha esercitato una forma di moral suasion, nè altro avrebbe potuto fare non essendo nelle sue competenze lo stop alle elezioni, invitando a prendere in considerazione l’ipotesi di una sospensione in tutti gli ordini, tra cui Milano, in cui si deve ancora votare, in attesa di una presa di posizione da parte del ministero. Coglie allora la palla al balzo Maurizio de Tilla, presidente dell’Anai, che rispetto alla sospensione oppure allo svolgimento delle elezioni con le regole contestate suggerisce una terza via: ««nell’attesa che decida il Tar Lazio gli ordini forensi possono proseguire nelle elezioni limitando ai due terzi il voto da esprimere dagli iscritti. Sarebbe questa una linea di moderazione e di puntuale accettazione del principio di rispetto delle minoranze».

Esulta il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano: «Come da noi sempre sostenuto, il Consiglio di Stato ritiene praticabile una interpretazione in cui il limite di voti di cui all’articolo 28, comma 3 sia da considerarsi insuperabile , addirittura suggerendo una interpretazione (tutela delle quote rosa entro questo limite) che ci appartiene da sempre. Questa interpretazione ristabilisce un ordine che l’ordinanza del Tar, decisamente troppo frettolosa, nella quale si percepiva l’ansia di liberarsi di una questione scottante, aveva sovvertito».

A fare chiarezza in una situazione di oggettiva confusione, dove in alcuni ordini si è già votato sulla base del regolamento, e, in altri, la data della consultazione è stata già fissata ed è imminente, potrebbe essere il ministero della Giustizia che, peraltro, si è espresso a Natale, invitando alla sospensione in attesa del giudizio del Tar ieri ribaltato dal Consiglio di Stato.

Giovanni Negri

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