Via libera definitivo del Senato alla legge che introduce cinque nuovi reati contro i criminali ambientali, quelli responsabili della Terra dei fuochi e di altre emergenze in tutto il Paese. È una svolta strategica, invocata per decenni da ecologisti, sindaci e tecnici perché finalmente d’ora in avanti i danni all’ambiente non saranno più considerati contravvenzioni, quindi reati di serie B, ma delitti. Ci saranno cioè pene più severe e un allungamento dei termini di prescrizione, in certi casi fino a 30 anni. L’ok nell’aula di Palazzo Madama (170 voti a favore, 20 contrari e 21 astenuti) è arrivato al termine di un complesso iter, ritardato per effetto di alcune modifiche compiute dalle due Camere, l’ultima delle quali a Montecitorio per scongiurare il blocco delle trivellazioni dell’Eni causato dall’approvazione di un emendamento proprio al Senato.
«Provvedimenti attesi da decenni diventano leggi. Oggi sui reati ambientali. È proprio #lavolta buona», scrive in un tweet il premier Matteo Renzi mentre il presidente del Senato Pietro Grasso pone l’accento sui «ritardi» del passato. Di «giornata storica» parla invece il ministro della Giustizia Andrea Orlando, secondo cui «una vicenda come quella di Eternit con una legge come questa non sarà più possibile». Ma quali sono gli ecoreati istituiti dal provvedimento? Innanzitutto quello di inquinamento ambientale. Nel testo si legge che «chi cagiona una compromissione o un deterioramento rilevante dello stato del suolo, del sottosuolo, delle acque o dell’aria; dell’ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna selvatica, è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 10mila a 100mila euro».
Un altro «buco» che viene colmato è relativo al disastro ambientale, definito dal legislatore come «l’alterazione irreversibile dell’equilibrio dell’ecosistema o l’alterazione la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali, ovvero l’offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza oggettiva del fatto per l’estensione della compromissione ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo». Ebbene chi commette il reato di disastro ambientale sarà punito con una pena pesante, da 5 a 15 anni di reclusione. In entrambi i casi le pene vengono aumentate nel caso in cui i reati siano commessi in un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo o nel caso in cui vengano danneggiate specie animali o vegetali protette. Infine i reati di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività (reclusione da 2 a 6 anni con multa da 10mila a 50mila euro), di impedimento del controllo, che colpisce (con la reclusione da sei mesi a 3 anni) chi intralci o eluda le attività di monitoraggio ambientale e di sicurezza e igiene del lavoro, e di omessa bonifica (da uno a 4 anni per chiunque, avendone l’obbligo, non provvede alla bonifica e al ripristino).
Mentre la politica esulta, gli ambientalisti si spaccano. Per gli esponenti di Legambiente e Libera, presenti nella tribuna aperta al pubblico dell’aula del Senato, «dopo 21 anni gli ecoreati entrano finalmente nel Codice penale: eco-giustizia è fatta. Da ora in poi gli ecomafiosi e gli ecocriminali non la faranno più franca». Controcorrente, invece, i Verdi, che attaccano i partiti: «Con grande creatività il Parlamento italiano e con una maggioranza che va dal Nuovo Centrodestra fino al Movimento 5 Stelle introduce nel nostro ordinamento il reato di disastro ambientale solo se cagionato “abusivamente” come se vi fossero reati ambientali che non sono abusivi – dice il coportavoce dei Verdi Angelo Bonelli – Non hanno cancellato questo avverbio perché così si garantisce un’ombra di incertezza che può portare all’impunità per quelle grandi industrie che, da Priolo a Taranto fino a Trieste, inquinano a norma di legge, ovvero con una autorizzazione».