L’anno 2022, si sta per chiudere. Da più parti è stato definito l’anno della Giustizia, in ragione delle molteplici riforme approvate, tutte prossime all’entrata in vigore.
Prescindendo dalle definizioni dell’anno che stiamo per lasciare, ritengo sia più opportuno aprire, sin d’ora, una riflessione su quello che sta per arrivare.
Le direttrici sulle quali attraversare il crinale della Giustizia possono essere molteplici: organizzazione, risorse, efficientamento, giustizia complementare, edilizia carceraria, digitalizzazione, intelligenza artificiale e così via.
Tutti temi importanti, taluni importantissimi, ma che prendono vita dal bisogno del momento, seppur definibile per alcuni di essi come interminabile se solo pensiamo all’annoso tema della riduzione dell’arretrato, sul quale oramai sono cresciute generazioni di operatori del diritto.
Ritengo, tuttavia, con Voi, di condividere un pensiero sulla Giustizia prendendo spunto da un concetto urbanistico, qual è quello della periferia e di lì ragionare sulla (o sulle) periferia (o periferie) del diritto.
Il termine periferia, sul piano squisitamente lessicale, esprime nell’immediato un sistema di relazione con il centro, sia in termini di opposizione, sia in termini di complementarietà.
Sul piano urbanistico, infatti, la periferia indica la parte più esterna di un’area geografica determinata.
Sociologicamente è l’altro rispetto al centro.
Ed allora nel territorio del sistema Giustizia, auspico che il 2023 rimetta al centro la giurisdizione e la risoluzione delle controversie, anche nelle forme alternative, in un rapporto complementare e non più oppositivo (come espresso in tempi recenti con la creazione della parola “degiurisdizionallizzazione”).
Quella che ancora chiamiamo giurisdizione, infatti, ha da molto tempo acquisito un “metabolismo autonomo” rispetto al sistema Giustizia, in cui tutto può accadere. Anche la giurisdizione, al pari di molte altre realtà sociali, è divenuta per così dire liquida, seppur sempre tangibile.
Negli anni la crescita numerica della giurisdizione non ha coinciso, tuttavia, con la crescita del diritto, che autonomamente ha sempre individuato un suo percorso di ricerca e sviluppo, in cui l’espansione delle tutele non sempre ha coinciso con una reale innovazione.
In questo percorso di potenziale continua ricerca del nuovo è opportuno, quindi, rispetto alla giurisdizione, affidarsi alla ricerca di nuove identità, di nuove ragioni per attrarre la vita e il mercato. Oggi troppo spesso, infatti, nella giurisdizione indichiamo una costante periferia ove tutto non funziona più e in cui si genera degrado – giuridico – ma anche sociale ed economico.
E la citata complementarietà, utile e storicamente necessaria, sia essa inquadrata in un rapporto lineare o circolare, orizzontale o verticale, in questo
modo diventa finzione.
Dinanzi a questo stato di cose, non bastano i Ministri, i Governi, i professionisti (magistrati e avvocati in primis): il lavoro di rinnovo deve essere integrato. È per questa ragione che più del “rammendo” di parti lacerate è necessaria una nuova qualificazione della giurisdizione, fatta di progetti aperti, partecipati e legati a politiche di riequilibrio culturale dell’espressione della stessa nella società civile, che permetta di meglio comprendere i rinnovati spazi ed equilibri dell’autonomia privata e della giurisdizione, rispetto al sistema Giustizia.
In questo senso, quindi, la nuova giurisdizione, dentro e fuori i Tribunali, dovrebbe divenire fattore culturale ancor prima che professionale e nella sua immanenza non ci sarà “spazio”, quindi, per periferie, ma ci sarà sempre (e solo) un centro a servizio del cittadino.
Con questo auspicio auguro a Voi tutti un 2023 di ricerca di questo nuovo equilibrio…insieme nella giusta direzione.
Vasto/Roma, 31 dicembre 2022
A.N.F. Associazione Nazionale Forense
Il Segretario Generale
Avv. Giampaolo DI MARCO