No ad annunci spot. Serve una riforma della giustizia organica, condivisa e complessiva. Non decreti legge parziali o provvedimenti monstre. Via Arenula deve partire dai tavoli in corso con l’avvocatura mettendo al centro la negoziazione assistita, le camere arbitrali, la translatio iudicii ad arbitri. È questo, in sostanza, il giudizio della categoria forense al pacchetto di riforma della giustizia annunciato dal Guardasigilli, Andrea Orlando. In particolare, Affari Legali/ ItaliaOggi Sette, ha chiesto alle singole associazioni di dare un ordine di priorità e un giudizio ai fatidici 12 punti presentati dal ministro al Cdm del 30 giugno scorso. Ed è emerso che attualmente sono più i dubbi della categoria rispetto alle certezze: l’avvocatura si aspettava infatti «un vero progetto organico di riforma e non delle semplici slides». A partire dal presidente dell’Oua, Nicola Marino, che insieme al vice presidente, Filippo Marciante, ha ribadito che «non è possibile fare riforme a costo zero. Serve una riforma organica, condivisa e complessiva. Si parta dai tavoli in corso con l’avvocatura e si metta l’avvocato al centro di questo processo». La presidente dei giovani avvocati dell’Aiga, Nicoletta Giorgi, sottolinea invece che «il percorso di elaborazione del nuovo pacchetto giustizia dovrà dimostrare che il cittadino avrà finalmente un sistema giustizia efficiente, che esiste un progetto complessivo e realistico alla cui realizzazione non si dovranno inserire ostacoli economici, perché si distribuiscono in altre aree il denaro proveniente dal settore giustizia, ostacoli legati ad un sistema organizzativo ingessato, interessi di lobby a non cambiare lo stato delle cose». Ester Perifano, segretario generale Anf, ricorda che «gli avvocati sono pronti a collaborare, come è accaduto da ultimo per l’avvio del processo civile telematico. Occorrono più risorse. Diversamente i problemi non troveranno mai soluzioni». Critico il presidente dell’Unione delle camere penali, Valerio Spigarelli: «quella presentata non è una vera riforma della giustizia, per fare qualcosa che sia degno di questa intenzione bisogna modificare la Costituzione, perché il primo dei problemi sta nell’attuale conformazione del sistema. Separazione delle carriere, istituzione di una Corte disciplinare di rango Costituzionale esterna all’organo di governo autonomo, modifica dell’art. 112 della Carta sono le conditio sine qua non della riforma». A parere di Renzo Menoni, presidente dell’Unione delle camere civili, «in questo momento si stanno affastellando troppi progetti di riforme e troppe proposte che rischiano di sovrapporsi e di danneggiare l’organicità degli interventi. Il processo è materia estremamente «delicata». In questi anni, pur con le migliori intenzioni, le tantissime riforme che si sono succedute non solo non hanno risolto i problemi ma li hanno ulteriormente aggravati». L’Agi, Associazione degli avvocati giuslavoristi, ritiene infine che «il Pct e la riqualificazione del personale siano essenziali e prioritari per avviare a soluzione i problemi della giustizia, anche del lavoro». L’Associazione segnala in particolare «l’efficacia deflattiva della negoziazione assistita specifica per le controversie di lavoro e della suggerita riforma dell’arbitrato in materia di lavoro».