22.10.18 Corriere L’Economia – Dipendenti o di studio? Avvocati a contratto

«Chiediamo di rafforzare il nostro ruolo in Costituzione e lo facciamo chiedendo di modificare l’articolo 111 dedicato al ruolo dell’avvocato nel processo». Questo è l’appello più forte che arriva dal presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin, nell’intervento di apertura del Congresso nazionale svoltosi da poco a Catania. «Chiediamo – sostiene Mascherin – tre cose: la riserva del processo dell’avvocato; l’affermazione della libertà e dell’indipendenza dell’avvocato; il mantenimento della funzione giurisdizionale dell’avvocatura. Tre temi semplici su cui chiediamo la convergenza della politica, delle forze sociali e dei magistrati. Bisogna abbassare i costi di accesso alla giustizia, perché sono anti-democratici. Stiamo costruendo una giustizia “censuaria”, si difende solo chi può permetterselo. Nobilitiamo il patrocinio a spese dello Stato, che è un la massima sublimazione del nostro ruolo».
Mono committenza

Il congresso è stata l’occasione anche per portare alla ribalta un fenomeno, ormai largamente diffuso all’interno dell’avvocatura (si stima siano circa 30 mila i professionisti interessati): quello dell’avvocato che svolge la sua prestazione professionale esclusivamente in favore di un unico committente. La nuova disciplina del rapporto contrattuale, secondo il Cnf, deve riguardare l’avvocato mono committente che svolge la propria prestazione presso studi associati o soggetti che esercitano la professione forense in forma societaria. La disciplina attuale mantiene la natura di libero professionista ed esclude qualsiasi ipotesi di lavoro subordinato, La proposta invece prevede garanzie nel caso di gravidanza, malattia e infortunio, la pattuizione di un onorario annuale proporzionato, il diritto al rimborso spese per la formazione professionale continua e dei costi sostenuti per la stipula della polizza assicurativa di responsabilità civile.

Equo compenso

Altro obiettivo della categoria è quell’equo compenso che dovrebbe salvaguardare parcelle e tempi di pagamento. La richiesta è di rivedere la normativa sul patrocinio a spese dello Stato per rafforzarla, attraverso la semplificazione delle procedure, la certezza temporale e accelerazione dei pagamenti e l’introduzione di una unica piattaforma telematica.

Il dissenso 

Resta forte però il dissenso di una parte (minoritaria) dell’avvocatura contro le proposte del Cnf e le scelte attuate durante il congresso nazionale. «Le vecchie ricette non sono più valide – afferma Luigi Pansini segretario generale dell’Associazione nazionale forense – se riproposte, rischiano di rendere la nostra una professione basata sul censo e sulle diseguaglianze. Inoltre le vecchie ricette ci costringeranno sempre a realizzare quelle degli altri, così come è avvenuto per le società di capitali tra avvocati e per l’avvocato in regime di mono-committenza, temi rispetto a quali, ancora oggi domina un sentimento di paura e di annunciate apocalissi. La riforma dell’accesso, le aggregazioni multidisciplinari, le specializzazioni non piegate ai “corsifici” di questa o quell’altra associazione giovano alla professione, al reddito, al ruolo dell’avvocato, senza sminuirne l’indipendenza». Il dibattito è appena iniziato.

 

Isidoro Trovato

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