Commercialisti fuori dalle nuove regole per la concorrenza sulla compravendita degli immobili. Inseriti in un primo tempo, accanto agli avvocati, nel comunicato stampa a conclusione del Consiglio dei ministri di venerdì scorso, e poi scomparsi nel testo del disegno di legge sulla concorrenza pubblicato sul sito del governo. Accanto all’ingresso del socio di capitale, la sostituzione della fi gura del notaio con l’avvocato per la stesura di (alcuni) atti pubblici, è infatti una delle novità più significative del disegno di legge concorrenza approvato lo scorso 20 febbraio dal consiglio dei ministri. Ma anche tra le più discusse, anche per questa esclusione. La norma in questione prevede la possibilità di effettuare alcuni passaggi immobiliari (beni dal valore catastale non superiore a 100 mila euro) con una semplice scrittura privata autenticata redatta dall’avvocato. Ma per il Consiglio del notariato guidato da Maurizio D’Errico l’esclusione del controllo notarile su alcune transazioni immobiliari e societarie esporrà il sistema paese «a forti rischi di criminalità, abusi e frodi». La rimozione per tali atti del regime dei controlli di legalità affi dati al notariato, secondo il Cn «porterà a una inevitabile rarefazione delle verifi che in materia di antiriciclaggio». Una considerazione che si avvale dei numeri visto che precisano ancora i notai oggi il 91% delle segnalazioni delle professioni provengono da notai. Diversa la prospettiva dell’avvocatura, l’Organismo unitario e l’Associazione nazionale forense (il Cnf per ora non commenta) che vedono in questo aumento di competenze «una possibilità per contribuire al sostegno della professione in un momento di grave crisi». Ma se gli avvocati rosicchiano una fetta di mercato, nello stesso tempo ne perdono un’altra visto che il ddl cancella l’esclusiva dei legali per l’assistenza, la rappresentanza e la difesa nell’arbitrato rituale e nell’assistenza stragiudiziale. Non solo, perché le norme che invece preoccupano di più i legali sono quelle che minano alcuni tasselli della riforma forense (legge 247/12): la prima apre all’ingresso delle società di capitale anche per questa professione, la seconda elimina il vincolo di appartenenza a una sola associazione senza l’obbligo di sede presso una di queste, incentivando nello stesso tempo la creazione di società multidisplinari. In questo senso precisa il presidente dell’Oua Mirella Casiello «seppure è giunto il momento di intervenire sulle società multidisciplinari, sarebbe stato più opportuno che questo tipo di provvedimento fosse stato concertato con l’avvocatura. Detto ciò, vista la situazione, non possiamo non cogliere l’opportunità delle società “multiprofessionali”, un passaggio importante per gli avvocati». Plaude alla norma sulle Stp invece Ester Perifano, segretario generale dell’Anf che considera positiva questa norma «purché la partecipazione del capitale sia accuratamente regolamentata e controllata, in modo da lasciare la gestione e le scelte sociali interamente nelle mani dei soci .
Benedetta Pacelli
CLICCA PER VISUALIZZARE L’ARTICOLO SULLE PAGINE DEL GIORNALE