È questa la proposta che sta prendendo una fisionomia più definita nel corso dei lavori della commissione Vietti istituita dal ministro della Giustizia Andrea Orlando. La commissione dovrà terminare i lavori entro la fine dell’anno per dare modo di presentare poi l’articolato in Parlamento.
Al congresso Aiga è poi emerso come il consiglio nazionale forense ha provveduto a modificare il proprio codice deontologico, ancora censurato sul punto l’estate scorsa dall’Antitrust: viene di fatto sdoganata la possibilità per gli avvocati di farsi pubblicità sul web, anche senza fare ricorso a domini propri. Modifica che peraltro i giovani avvocati sollecitavano da tempo e che comunque il Cnf tiene a precisare che non dovrà dare luogo a forme di aggressività tali da sconfinare nel mancato rispetto del decoro.
Dal congresso esce poi una proposta di legge, già presentata in Parlamento da Scelta civica, concordata con giovani dottori commercialisti e notai che, per quanto riguarda gli avvocati, prevede il diritto a una remunerazione a vantaggio di avvocati e praticanti che svolgono attività di collaborazione a tempo pieno presso i titolari di studi senza percepire compensi. Via libera poi a norme più liberali sulla pubblicità con la possibilità di spendere il nome dei clienti dietro loro consenso. Pubblicità che poi potrebbe essere fatta senza paletti particolari anche sui social network. Per le elezioni del Consiglio nazionale forense, potrebbero poi votare non più i legali abilitati al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori, ma tutti gli iscritti all’Albo da almeno 5 anni.
Infine, tra le associazioni forensi è ampio il consenso che fa registrare la proposta del ministero sulle elezioni forensi. In attesa di una formalizzazione che dovrebbe avvenire all’interno del decreto milleproroghe, un comunicato congiunto sottoscritto tra gli altri da Anf, Aiga, Camere civili e Uncat, plaude alla cancellazione del voto di lista e alla limitazione delle preferenze a un terzo dei candidati (e all’interno del terzo votato dovrà essere rispettata la parità di genere).
Giovanni Negri