Una commissione ministeriale in materia di normazione del processo civile telematico. La chiede Mariano Sciacca, ex CsM, uno dei magistrati delle Best Practice tornato al suo ruolo a Catania presso il tribunale delle Imprese che a fi rma di Unicost Catania, la sezione distrettuale della corrente di centro della magistratura, sottoscrive un documento di denuncia sulle carenze del processo civile telematico: «C’è un mancato coordinamento tra il codice di procedura civile e tutta la normativa specifica che è stata introdotta sul pct. Servirebbe un testo unico che invece, mancando, crea una serie di incertezze a livello giurisprudenziale, bene sarebbe intanto costituire una commissione ministeriale in materia di normazione del pct». Ma non è questa la sola richiesta che i magistrati catanesi di Unicost nel documento intitolato «Il lato oscuro del Pct e la necessità di interventi sistemici e coordinati», fanno al ministero della giustizia. Oltre a un testo unico che coordini il codice di procedura civile con tutta la normativa primaria e secondaria in materia di pct, chiedono una formazione allargata all’organizzazione del ruolo, assistenza sui computer on site e una dotazione informatica all’altezza delle necessità che il processo civile telematico obbligatorio gli mette davanti. Sollevano problemi funzionali e di salute: «visite oculistiche periodiche» per il tempo passato davanti ai computer e «un doppio monitor, uno per visualizzare e l’altro per redigere il provvedimento». Nel documento, Sciacca, eletto nella segreteria nazionale della corrente, già consigliere Csm, mette nero su bianco un lungo elenco di richieste al ministero a cominciare dall’implementazione del software della «consolle del magistrato concepito per il procedimento civile ordinario e adattato alle procedure esecutive e concorsuali, con non poche criticità». «L’approccio al pct è stato un approccio progressivo ma ora che è entrato a regime, ci sono ancora troppi problemi in termini di assistenza alle cancellerie, supporto informatico e gestione del software. La lavorazione dei decreti ingiuntivi telematici è oggi più lenta rispetto a quella del decreto cartaceo, non esiste una formazione nazionale ma solo episodica e lasciata all’iniziativa dei singoli uffici», denuncia Sciacca a ItaliaOggi Sette. Il documento di Unicost parte da un assunto: «Il processo civile telematico, nell’intenzione del legislatore finalizzato all’accelerazione dei tempi del processo e al maggiore controllo del ruolo del giudice civile, comporta, nella sostanza, un aumento dei tempi, allo stato innegabile, per la redazione dei provvedimenti e lo studio dei fascicoli». Il perché è così spiegato dal magistrato: «Ci sono atti che prima facevamo in minor tempo e che oggi non risultano possibili come la gestione informatica dei concordati, la fase della verifica dello stato passivo, la visione da parte del magistrato delle annotazioni sui registri informatici dei sub procedimenti, un esempio sono i cautelari in corso di causa, l’accesso al fascicolo da parte dei pubblici ministeri pur nei casi di loro obbligatoria partecipazione al procedimento e ancora, l’improcedibilità alla annotazione di eventuali correzioni sul documento telematico e l’impossibilità di riunire i fascicoli». Ormai costretti al computer anche per lo studio dei fascicoli, i magistrati catanesi sollevano anche problemi di salute chiedendo visite oculistiche periodiche con le stesse garanzie di salute che la legge riconosce ai videoterminalisti. Tra i punti critici rilevati, i magistrati riscontrano «la carenza di affidabilità dimostrata dalle decine di interruzioni e di blocchi dei flussi, dalle difficoltà connesse alle incompatibilità che gli strumenti in uso dimostrano in occasione degli aggiornamenti della piattaforma Consolle o dei certificati e delle smartcard, l’insufficienza del personale amministrativo che spesso non riesce a garantire per tempo l’accettazione degli atti». Ma non basta: «La consultazione dei documenti telematici, si legge nel documento,è più gravosa rispetto al tradizionale cartaceo sia in termini di dispendio di energie che di tempo, da cui l’insorgere di difficoltà pratiche serie nell’utilizzazione di un solo monitor sì da rendere imprescindibile la necessità di due monitor: uno destinato alla visualizzazione dei documenti e l’altro alla redazione del provvedimento».
27.04.15 Italia Oggi – Il Pct finisce sotto accusa
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