Bordate. Sono quelle sparate dall’avvocato Lorenzo Pavanello, presidente dell’Associazione nazionale forense. Che se la prende con i giudici di pace che, a Rovigo come in tutte le altre realtà nazionali, hanno proclamato due settimane di sciopero. I magistrati, da parte loro chiedono maggiore continuità del servizio, proroga quadriennale dell’incarico, possibilità di difendersi nei procedimenti disciplinari e un trattamento più rispettoso. Motivazioni che, dice senza mezzi termini Pavanello, sanno di corporativismo. «È opportuno ricordare – scrive il presidente dell’Anf – che i giudici togati assai raramente ricorrono all’astensione e soltanto per difendere seriamente la loro autonomia e indipendenza, valore certamente di rilievo costituzionale. Il giudice di pace ha il dovere di adempiere alle proprie prestazioni, dato che nessuno gli ha imposto di accettare un servizio che si è sempre appalesato come temporaneo, onorario, retribuito con semplice indennità. Tentare di trasformare un servizio sostitutivo e temporaneo per lo smaltimento di modeste controversie in un lavoro a tempo pressoché indeterminato non pare corrispondere alle esigenze attuali del nostro Paese. C’è ben altro da tutelare. Basti pensare agli operai in cassa integrazione». E non è finita qui. Perché, secondo questa chiave di lettura, c’è da dire che anche i giudici di pace potrebbero fare di più per garantire un servizio migliore. «Sarebbe infine opportuno – chiude la nota – che i giudici di pace sopperissero alle difficoltà attraverso calendari di udienze compatibili con le necessità degli avvocati e dei cittadini, come non pare punto essere avvenuto in alcune sconcertanti circostanze, ove erano state fissate sessanta udienze in un unico giorno e nessuna in altri giorni della settimana»
Il testo sulle pagine del Gazzettino http://media.mimesi.com/cacheServer/servlet/CNcacheCopy?file=pdf/201311/27/0084_binpageRO3.pdf&authCookie=-1781315025