Una difesa del regolamento sulle specializzazioni. Ma anche forti perplessità sulla soluzione del ministero della Giustizia per uscire dall’impasse sulle elezioni forensi. E nello stesso tempo una proposta di legge per garantire l’avvocatura nei rapporti con i clienti “forti”, soprattutto banche e assicurazioni. Il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin nell’ambito della nona Conferenza nazionale dell’avvocatura in corso a Torino, fa il punto sulle questioni aperte e annuncia novità. A partire dal regolamento sulle specializzazioni, tema caldo che divide l’avvocatura, perché Oua, Anai, Anf e Ordini di Roma, Napoli e Palermo, hanno impugnato il provvedimento davanti al Tar. Mascherin, invece sottolinea che «le specializzazioni sono un principio importante che va difeso. Soprattutto le disposizioni vanno prima sperimentate e poi, semmai, corrette, anche dopo un breve periodo di tempo». Sul tema delle elezioni, per le quali il ministero deve ancora formalizzare una soluzione, peraltro annunciata alle associazioni, Mascherin tiene a puntualizzare, anche alla luce delle indicazioni della Corte costituzionale, che a dovere essere garantiti sono innanzitutto la governabilità degli Ordini, il rispetto del votoe la tutela di genere. In questa prospettiva la regole delle preferenze per un solo terzo dei posti disponibili non è condivisibile perché troppo esposta a distorsioni. Da parte di Nunzio Luciano, presidente di Cassa forense, che nel suo intervento è tornato a spiegare anche le ragioni del recente investiomento nelle quote di Banca d’Italia, l’invito è comunque quello di uscire dall’incertezza che dura da tempo e non giova alla governance dell’avvocatura. E Mascherin annuncia che presto il Cnf formalizzerà una proposta di legge che, sulla falsariga di quanto previsto per i consumatori, tuteli i professionisti nei rapporti con istituti di credito e assicurativi. Il pericolo, infatti, è quello delle clausole imposte tramite convenzione che, per quanto riguarda gli avvocati, possono riguardare l’attribuzione al cliente della quota di spese legali liquidate dal giudice in eccesso rispetto a quanto concordato oppure la gratuità delle attività di consulenza e assistenza o, ancora, la determinazione di compensi inferiori ai parametri o, infine, l’onere dell’anticipazione delle spese a carico dell’avvocato. Mirella Casiello, presidente dell’Oua, in uno dei passaggi centrali della sua relazione, ha messo l’accento sul fatto che «l’avvocatura come corpo unico non esiste socioconomicamente, esistono le avvocature, per vocazione, per tipo di lavoro, per collocazione geografica, per divisione di generee anagrafica. Lo dimostrano decine di studi, ma soprattutto gli stessi dati della Cassa forense. Giovani che guadagnano poco, donne che perdono un 30% circa di reddito nel confronto con gli uomini, enor me gap tra Nord e Sud». Di qui la necessità di ricomporre la rappresentanza, impresa tanto più ardua se si evita un ripensamento su quelli che Casiello, impietosa, ha definito «i silenzi su decine di sconfitte» subite anche quando si sembrava che tutto il mondo forense marciasse compatto. Gli esempi? Liberalizzazioni, mediazione, geografia giudiziaria, aumento del contributo unificato (che tra altroa giudizio della presidente Oua ha ormai reso evidente un doppio circuito della giurisdizione; con una serie A, di qualità, riservata ai soggetti forti, dalle imprese alle banchee poi la serie B del cittadino comune). Tante, troppe, Caporetto. E, nel giudizio di Casiello, più preoccupanti se si tiene conto della ormai radicata disaffezione della grande maggioranza degli avvocati per la politica forense, testimoniata dai dati di partecipazione alle elezioni forensi e di affiliazione alle principali associazioni.
Giovanni Negri