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Processo civile
Nuova disciplina oggi al via, ma non convince gli operatori del diritto In una nota congiunta tutti i dubbi: senza risorse, inutile puntare sul rito
Parte oggi la riforma del processo civile, ma magistrati e avvocati non nascondo dubbi e perplessità e per una volta li cristallizzano in una nota diffusa ieri, dopo una conferenza stampa comune in Cassazione. Così, nel documento sottoscritto da Anm, Anf, Camere civili e Aiga, avanzano una serie di richieste sia sul piano polittico si su punti specifici.
Sul primo versante, la nota chiede «che il Governo dimostri il coraggio necessario a scongiurare una probabile paralisi degli uffici giudiziari adottando tutte le opportune misure, tra cui la costituzione di un “tavolo di confronto” permanente con la magistratura, l’avvocatura e il personale amministrativo, che permettano finalmente di varare interventi idonei a rispondere alle vere carenze del settore giustizia».
Per avvocati e magistrati, poi, la durata dei giudizi non dipende tanto dal numero delle udienze istruttorie che si svolgono durante una controversia giudiziale, quanto, piuttosto, dall’equilibrato rapporto tra le risorse umane disponibili e il numero dei procedimenti in entrata.
Finché tale rapporto non sarà equilibrato, sottolineano, intervenendo innanzitutto sulle scoperture degli organici e sulla razionale distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in maniera adeguata rispetto alla domanda di giustizia, ogni riforma processuale, anche quella più innovativa, sarà destinata a fallire.
Purtroppo, osserva la nota «siamo alla decima modifica nel corso degli ultimi quindici anni, senza che nessuna di esse abbia apportato grandi effetti in termini di riduzione dell’arretrato.
In realtà – si spiega -, la forte carenza dell’organico, sia dei magistrati che del personale amministrativo, nonché la sua irrazionale distribuzione sul territorio nazionale, l’inadeguatezza dei sistemi telematici soggetti a continue interruzioni, oltre all’ormai cronica fatiscenza delle strutture destinate all’edilizia giudiziaria, sono le vere ragioni della dilatazione dei tempi del processo civile».
La scelta di puntare poi su un modello processuale assai vicino a quello già sperimentato in passato nel diritto societario e poi abbandonato per gli scarsi risultati dimostra poi che il Governo passato (che ha scritto la riforma) e quello attuale (che non l’ha corretta) intendono avviarsi su una strada che già si è dimostrata inefficace.
Per Giuseppe Santalucia, presidente Anm «siamo consapevoli che le riforme devono centrare gli obiettivi nell’interesse del Paese: siamo qui per dire al governo di ascoltarci ora che si stanno per fare i correttivi. Intanto istituiremo dei nuclei di monitoraggio sul territorio e abbiamo davanti due anni di disponibilità per il decisore politico».
«È la prima volta che stiamo tutti insieme – ha ricordato Marco Di Benedetto della giunta dell’Unione delle Camere Civili – , questa riforma introduce barriere e sanzioni che finiscono per rendere difficoltoso l’accesso alla giustizia».
Per Francesco Paolo Perchinunno, dell’Aiga, «l’inefficienza è la vera causa della lentezza del processo civile».
Anche il segretario dell’Associazione nazionale forense Giampaolo di Marco batte sull’inefficacia della riforma, per esempio con l’aumento di competenze dei giudici di pace, ufficio già colpito da pesanti scoperture.
Giovanni Negri