28.10.15 QN – Processi civili, stop ai tempi biblici I risarcimenti costano 750 milioni

L’Italia è arrivata a dover spendere quasi 750 milioni di euro in risarcimenti a persone vittime di processi che non hanno tempi ragionevoli. Una mazzata che cade sul collo di tutti i cittadini. Senza senso. È una delle scommesse del governo Renzi in generale e in particolare del Guardasigilli Orlando: abbattere gli arretrati e snellire la giustizia, a cominciare da quella civile. Per questo motivo è entrato nella fase operativa il piano «Arretrato civile ultratriennale. Programma Strasburgo 2» pensato da via Arenula per l’azzeramento dei fascicoli più datati. Il che significa anche contrazione del rischio di risarcimenti sulla base della legge Pinto (lg. 89/2001). Si parte con le «buone prassi» sposate anche dal Csm in un documento che risale al giugno scorso. Di qui il via libera trasmesso a tutti gli uffici giudiziari che elenca gli adempimenti da realizzare e le scadenze. Il progetto parte dal Censimento effettuato nell’ottobre 2014 e dal successivo aggiornamento dell’agosto 2015 che ha depurato i dati iniziali dalle «false pendenze», riducendo il numero degli affari civili in trattazione da 4,8 a 4,5 milioni. STRASBURGO 2 impegna i presidenti di tribunale a smaltire entro fine gennaio 2016 tutte le cause risalenti al «secolo scorso» (nel frattempo scese a 44.639) e poi potranno disporre di otto mesi di tempo per liquidare tutti i fascicoli antecedenti al 31 dicembre 2005. Si tratta di 73.928 cause. Intanto via Arenula qualche risultato lo vanta già. Dopo un anno di pratiche per accelerare il meccanismo sul fronte telematico si annoverano dati positivi: sono stati depositati 13 milioni 743.000 atti in formato digitale, con un risparmio calcolato che tocca i 48 milioni di euro. Non solo. Questo sistema ha permesso di dimezzare i tempi dei decreti ingiuntivi. Dall’osservatorio privilegiato del dicastero, poi, si comunica che, alla fine del 2014, il contenzioso civile giacente è sceso sotto la soglia dei 5 milioni di cause. Nel gennaio del 2015 la percentuale delle iscrizioni di nuovi affari civili è calata del 20%. Certo, un’offensiva a tutto campo non può prescindere da interventi legislativi – come quelli ipotizzati, ad esempio, sulle liti temerarie – ma alcuni nuovi istituti stanno andando a regime e producono frutti. Si parla, ad esempio, di negoziazione assistita e arbitrati. Anche sul fronte divorzi le cose si sono mosse: la possibilità di ricorrere ai sindaci senza passare per avvocati e giudici, ha fatto diminuire del 40% i ricorsi nei Tribunali. Le previsioni, in materia di diritto di famiglia, parlano di una discesa pari al 30% entro dicembre. Ma ci sono alcuni «ma» non di poco conto. In sostanza i fascicoli aperti e smaltiti in tempi accettabili sono solo i più recenti. Le cause in corso da più di tre anni sono aumentate di 69.150 unità, arrivando al totale di 1.117.769. In percentuale, i «vecchi processi» sono saliti dal 24,8 al 32%. Una tendenza che non piace e non raggiunge gli obiettivi prefissati. E che avrebbe fatto infuriare il premier Renzi.

I TRIBUNALI con l’arretrato più pesante sono quasi tutti al Sud. Salerno ha 431 cause risalenti al secolo scorso, Napoli ne ha 418, Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) 345, Cagliari 235. I tribunali più virtuosi risultano essere Rovereto (Trento), Sciacca (Agrigento), Lecco, Aosta, Busto Arsizio (Varese), con appena una causa ante 2000. Tra le grandi città a Torino le cause del ‘900 sono 11, a Roma 221 (la più antica è del 1959), Milano 39 (la più vecchia è del 1988).

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